lunedì 17 dicembre 2012

Problemi... di genere

      Ricorrente è la polemica femminile contro i maschi "tontoloni", dotati di un solo neurone, interessati solo al calcio e alle serate stravaccati davanti al televisore.
      Dopo una vita passata a cercare di non imitarli, devo dire che ormai li invidio, questi maschi così "orripilanti". A differenza mia, infatti, li vedo in compagnia di belle donne, impegnati a fare con le medesime discorsi di una superficialità e di un vuoto assoluti, mentre a me, che sono oggettivamente un po' diverso, restano la solitudine e l'emarginazione.
       Potrei mentire, dicendo che non li invidio, e invece sono sincero: li invidio proprio. Sono sufficientemente stupidi, sufficientemente grassi, sufficientemente ignoranti, sufficientemente superficiali, sufficientemente a-speculativi da piacere alle loro "geniali" controparti, che forse sono ipercritiche, nei confronti del genere maschile, ma - diciamoci la verità - certo non iperselettive. Basta che paghino e - esigenza su cui propongo alle signore di riflettere un po', e magari di discuterne con me - che non facciano ombra. Quelle belle coppie - sapete - dove lei pare pronta a un defilé e lui a una via di mezzo fra una puntata al Catasto (gli mancano solo le mezzemaniche...) e una gita in cantina (quella di casa, of course...). Perché il tenore del di lui abbigliamento è quello. E guai ad essere eleganti, sarete subito "narcisi" (mai cercare di sottrarre la platea a chi la vuole tutta per sé. Ricordatelo: si paga carissimo!).
      Quel maschio è ideale, è un archetipo: paga, non pensa (e come potrebbe, ha un neurone solo...) e non fa ombra alla sua dolce metà.
      Nutro il sospetto che alle donne piacciano tutte le competizioni in cui possono solo vincere. E so già che mi diranno che è tutta invidia, da "perdente di successo" (nel senso che ho successo soprattutto nelle sconfitte). Ma l'ho già ammesso, ergo...
      E poi, a finire nelle pattumiere, luoghi dove io sono un habitué, dopo un po' ci si fa anche l'abitudine e non si sta neppure troppo male. Uno non si sente molto apprezzato - è vero - ma comincia a interrogarsi sulla validità di certi apprezzamenti. Se uno piace in quanto conforme a uno stereotipo, beh, allora vive la différence! (se comprendete l'humour sottile...).
    
                             Piero Visani

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