mercoledì 12 dicembre 2012

Sì, viaggiare

Oggi sarò in viaggio. Amo viaggiare. Le cose passano a fianco a grande velocità, e così le persone. Ci si sorprende a riflettere se sia movimento vero, oppure eine falsche Bewegung.
Si osservano, di sfuggita, "le vite degli altri".
Si lavora, si conoscono nuove persone. Si pensa alle vecchie conoscenze, a tutti coloro che, in un modo o nell'altro, "sono dietro a te". Ci si chiede se, in ogni luogo in cui si va, quelle porte che si aprono saranno porte normali, oppure sliding doors, porte esistenziali, in grado di condurti da una parte piuttosto che da un'altra, cambiando ritmi, itinerari, destinazioni.
Ci si chiede, a volte, se si ha voglia di tornare.
Altre volte, più spesso forse, ci si chiede se si ha voglia di morire, di liberarsi di tutto, di quella vita che ti grava addosso come una pietra tombale, di cui non conosci né ragioni né gioie.
Poi, come sempre, l'abitudine prende il sopravvento, e si va avanti. Per conformismo, per inerzia, per senso di disperazione, o per puro senso di inutilità.
"Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva..."  La "Canzone per un'amica" di Francesco Guccini ti rimbalza nella mente. Dicono che porti sfiga, ma a te rimbalza nella mente lo stesso... Anzi, forse la evochi...
La constatazione dell'inutilità del tutto, del nostro vano correre dietro a tutti quelli che non ci capiscono, ti pare l'unica cosa utile. E ti chiedi se davvero sei vivo, o sei semplicemente uno zombi, più o meno ben riuscito...

2 commenti:

  1. "... l'abitudine prende il sopravvento.."
    Piero, scusa, ma l'abitudine è conseguenza, non già causa. essa non pre-esiste ma si genera dal reiterarsi degli atti, ergo, il fomite del gesto risiede altrove.
    .. o no?

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    1. Caro Massimo,
      sotto il profilo strettamente teorico hai assolutamente ragione. Io però intendevo sottolineare il fatto che ci sono cose che si fanno per abitudine. Siamo liberi o eterodiretti, nelle cose che facciamo, nelle scelte che compiamo. Ci sono automatismi in azione? Volevo sottolineare l'esistenza di tali fattori esterni e sicuramente l'ho fatto male. Certo che mi perdonerai, ti saluto caramente.
      P.

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