lunedì 21 gennaio 2013

Have you ever seen the rain?

      Giornata di viaggio, di pioggia, di incontri, di trattative di lavoro. Giornata piena. Il lavoro - come ho scritto ieri - mi aiuta, ma i viaggi possono essere lunghi e, se fatti da soli, la mente corre, vagola, spazia, vola lontano e poi ritorna, fino ad avvitarsi su se stessa.
        Ho promesso di non occuparmi più di determinati argomenti, e mi atterrò al mio proponimento. Ma la mia mente, per il momento, è ancora lì.
        Guardo la pioggia, la sento cadere su di me, ne provo gli effetti lustrali. Mi viene in mente un verso di Paolo Conte: "Ma come piove bene sugli impermeabili, e non sull'anima". E' molto bello. Purtroppo a me piove proprio sull'anima, ma la speranza è che me la lavi un po'....
      Quanta vita buttata, quante occasioni perdute, quante parole non dette! Per paura, ritrosia, convenzioni sociali, incomunicabilità! Come devastiamo inutilmente le nostre vite! Come rinunciamo a vivere, a sperimentare, e ci crediamo vivi, mentre in realtà siamo assolutamente morti.
       Per mia fortuna, il vitalismo mi sostiene sempre: non ho paura né della morte né della vita. Gran parte della vita che ho conosciuto io assomigliava alla più oscura delle morti, ne aveva il medesimo "afflato vitale": rinunce, paure, piccoli passi in avanti e incredibili ripiegamenti. Divieti. Repressioni. Astinenze.
       Non ne posso più. Ma ormai mi sento in caccia, proprio perché questa condizione mi è inaccettabile. Voglio ricercare una o più persone capaci di trasgressioni indicibili. Voglio vivere, non morire. E se morte proprio deve essere, allora sia morte violenta, non stillicidio quotidiano di esistenze svuotate di contenuti e piene solo di rinunce, di sensi di colpa e di peccato.
                      
                           Piero Visani

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