martedì 15 gennaio 2013

On the borderline

       Lungo viaggio. Auto, pioggia, nevischio. Il fascino irresistibile del mare d'inverno. I colori smorzati, il cielo che ti avvolge. Nulla è chiaro, realmente definibile, nitido. Dunque è tutto più vero, tutto a mezze tinte. Il sole può piacere (a me no, per niente), ma è falso perché si fa credere rivelatore. E invece maschera. occulta, ottunde le percezioni, che le ombre ovattate dell'inverno, delle nebbie, delle piogge, esasperano al massimo. Per percepire là ove tutto è grigio, i tuoi sensi devono essere massimamente in tensione, altrimenti la percezione sarà nulla.
       Forse è per questo che, durante il viaggio, oltre a guidare e a conversare con chi mi accompagna, la mia mente si concentra su una frase: "on the borderline". E' da quando sono adolescente che mi si rimprovera di essere tale. Non so bene perché. Non mi sono mai sentito tale. Non mi sono mai sentito in una posizione, o condizione, di confine. Ma forse, a ripensarci bene, in realtà lo sono sempre stato.
       Io amo vivere ai confini e amo dilatarli. In genere, sono piuttosto chiuso e riservato, ma, se incontro una persona che ritengo all'altezza, mi prefiggo sempre di ampliarli insieme. Non si tratta di un atteggiamento attinente alla sfera puramente personale. No, ce l'ho anche nel campo del lavoro. Non mi piace stare dove sono, mi devo immaginare sempre un altrove, e mi sforzo continuamente di crearlo.
      Ho trovato, nel corso della mia ormai lunga vita, alcune persone che mi hanno capito, che hanno compreso questo mio sforzo, e si sono interfacciate con me, mi hanno seguito su questa strada. Sono stati momenti belli, ma fuggevoli, con certe donne. Sono stati momenti lunghi, duraturi, con certi uomini.
      Mi è più facile andare d'accordo con gli uomini perché gli uomini mi accettano per quel che sono e come sono, e non mi dicono che cosa devo fare. Le donne della mia vita, per contro, no mi hanno mai accettato davvero e hanno sempre voluto cambiarmi. Ne sono nate incomprensioni totali, poiché io sarei stato anche disposto ad andare nella direzione che esse volevano, a condizione di poterle portare anche un poco con me, nella direzione che volevo io. Non ho mai trovato davvero questa bilateralità. Ho trovato donne trasgressive a parole, soggetti determinati dalla loro biologia e dalle loro inclinazioni, ma non sperimentatrici, non realmente libere, non desiderose di "andare oltre".
       Io ho sempre amato "andare oltre" e, tutte le volte che l'ho ritenuto possibile, ci ho provato. Ma mi sono ritrovato assolutamente da solo. Potete immaginare la mia delusione. Non è bello proporre di sperimentare percorsi, e ritrovarsi in mezzo agli ALT, alle classificazioni, ai "giochi di ruolo" (quelli in cui ti viene attribuito un ruolo, e te lo devi tenere, possibilmente per sempre), alle patenti, al fatto di essere considerato, in un modo o nell'altro, sempre e soltanto la stessa persona.
        Ecco perché io oggi sono profondamente deluso. Perché ho scoperto sulla mia pelle che la banalità, la quotidianità, l'amore del quieto vivere, la paura di lasciarsi andare possono avere la meglio sulla voglia di "andare oltre", di "vivere di più". Sentire compresso e represso il mio desiderio di "vivere di più" è per me intollerabile. Scoprire che, in una qualunque forma di rapporto, quasi tutti pensano alle implicazioni del medesimo, e non alla sua reale natura, è una ferita difficile da sopportare. Invece che lasciarsi vivere, invece che abbandonarsi al fluire delle sensazioni, degli stimoli, della possibilità di superare i confini, le convenzioni sociali, le inclinazioni sessuali, molte persone si spaventano, decidono di tornare indietro e così rapporti che sembravano ricchi di straordinarie valenze si inaridiscono, diventano modesti ménages borghesi, destinati ovviamente a morte rapida e prematura.
      Ecco, dopo le rabbie, il senso di presa in giro, la sensazione di essere stato preda di doppiezza, l'unico vero sentimento che il tempo non riesce a molcire è la delusione. Delusione per aver sbagliato le proprie valutazioni sul piano umano, oppure per non aver compreso a fondo situazioni, o ancora per aver ritenuto che si potesse stare sui confini, on the borderline, per valicarli, non per tornare indietro. E per valicarli nei mille modi in cui valicarli è possibile, non per lasciarsi affogare nella vuota routine della quotidianità, delle paure, dei perbenismi, delle soluzioni comode in quanto note e sperimentate, delle trasgressioni da salotto "bene".
       Non riesco a darmi pace di tutto questo. Mi sembra impossibile che io possa essere stato fatto affogare nella banalità. Rifuggo talmente da tale constatazione che la mia inquietudine esistenziale è aumentata in maniera parossistica. Il mio Ego non accetta una morte per inedia o per perbenismo. Non mi può essere stato fatto questo. Da tempo quindi, a tutti i livelli e in tutte le situazioni, sono disponibile all'avventura, come ho ampiamente dimostrato, in tutti i campi, da settembre in avanti. Toglietemi tutto, ma non ciò che è in grado di stimolare il mio gusto del vivere. Toglietemi tutto, ma non la mia capacità di "vivere di più". Posso aver sbagliato protagonisti e situazioni, ma il mio desiderio di comportarmi in un certo modo era vero, è vero. Non si tratta dunque di fare altro che cercare nuovi protagonisti e nuove situazioni. Ed è quello che sto facendo da mesi, con impegno spasmodico. Non torno indietro, io. Mai.

                                                     Piero Visani

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