martedì 1 gennaio 2013

Possiedi una... personalità

      Sale di attesa dell'aeroporto di Torino. Aspetto mio figlio in arrivo da Riga (Lettonia), dove ha trascorso il Capodanno. Saldamente in equilibrio tra apollineo e dionisiaco (avere un padre acculturato e credibile nell'esempio un po' serve...), il 29enne Umberto, che è piuttosto carino di suo, riscuote un discreto successo a livello femminile e, quando il lavoro glielo consente, non si nega alle sue ammiratrici, dovunque si trovino.
      Non detesto aprioristicamente i "non luoghi" à la Marc Augé. Hanno quanto meno un pregio, quello di consentire lunghi periodi di riflessione, in cui ciascuno di noi, dovendo necessariamente attendere, può meditare, se ci riesce...
       Nei "non luoghi" tendo ad estraniarmi, anche se sono in compagnia. Non voglio infatti mettere un freno al flusso dei pensieri e delle emozioni, quali che siano gli stimoli che mi provengono dall'esterno.
       Incredibilmente, l'altoparlante trasmette, a volume soffuso, un vecchissimo successo di Caterina Valente, "Personalità" (1960), una canzone che solo i "vecchietti" come me possono ricordare.



        Il testo, che parla di un uomo con una forte personalità, mi fa venire in mente quanto mi scrisse, poco meno di due anni fa, una persona con cui avevo avuto un bellissimo incontro. Era un momento in cui ci stavamo avvicinando e lei, probabilmente colpita da alcune cose che le avevo scritto, mi rispose che "avevo una personalità che scuoteva i muri".
       Ricordo che quella sua frase mi colpì molto, per l'intensità di giudizio che conteneva, e ricordo che mi sentii più vicino a lei, grato perché fosse riuscita a capirmi e interpretarmi tanto bene.
       Purtroppo questa amicizia si è conclusa rovinosamente, ma io l'avevo già sentita finire da tempo, quando ai giudizi lusinghieri come quello testé citato si erano sostituite progressivamente valutazioni sempre più critiche, in cui l'uomo la cui personalità "scuoteva i muri" era diventato un "bambino irrequieto, preoccupato solo di essere sempre al centro dell'attenzione". Per un po', ho sperato che questa persona si rendesse conto che tutte le personalità che "scuotono i muri" hanno necessariamernte in sé qualcosa, o molto, di infantile, perché, se si limitassero - come fanno tutti - a prendere semplicemente atto della realtà, si arrenderebbero e lascerebbero perdere, come fanno i più. E' proprio il loro lato infantile, il rifiuto di accettare la realtà, che li porta a perseverare e talvolta a vincere".
       Questa mia speranza è risultata presto vana e la mia cara amica ha scelto - legittimamente - le vie di una più tranquilla banalità. Non sarò certo io a rimproverarglielo, visto che per me è abituale non essere per nulla compreso, come pure è abituale essere esaltato e poi ferocemente odiato e disprezzato.
       Però la vecchissima canzone di Caterina Valente, cantata in un italiano dal vago accento straniero, mi ha ricordato chi sono e i costi che comporta essere in un modo, piuttosto che in un altro. E' vero, ho una fortissima personalità. E' vero, le sono molto affezionato. E' vero, ho scarsa inclinazione a mediare, con chiunque. Tendo ad essere costantemente me stesso, e a restarmi fedele. Questo mi è sempre costato moltissimo, ma non ho mai cercato di rendermi simpatico o di essere falso. Sono sempre stato io e mi sono sempre attenuto alla sola politica in cui mi riconosco: "prendere o lasciare". Il fatto che sia stato molto più spesso "lasciato" che "preso" non mi ha indotto a cambiare. Non mi interessa operare in base ad una logica di captatio benevolentiae. Dovunque e comunque, sono sempre io, anche se e dove non mi può giovare. Possiedo una personalità. Chiaro che, se si cercano uomini (o donne) che ne sono privi, non sono la scelta adatta. Non cambio per questo. Detesto gli "uomini per tutte le stagioni". Ho un forte senso della dignità, io.

                                                                                          Piero Visani
     

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