domenica 13 gennaio 2013

Segni particolari: bellissimo!

      Fin da bambino mi sono portato dietro il complesso del brutto anatroccolo. Timido e introverso com'ero, mi consideravo aprioristicamente brutto e non stavo certo a sentire certe amiche di mia madre che mi lodavano per i lineamenti molto regolari del viso, che talune definivano addirittura "femminei" (il che aumentava i miei imbarazzi, certo non li diminuiva).
        Crescendo, mi sono sentito sempre più brutto e, constatando le mie perenni difficoltà con l'altro sesso (un dato che è probabilmente la più duratura e vera costante di tutta la mia vita), le ho attribuite per almeno un ventennio (dai 13 ai 33 anni) alla mia presunta bruttezza.
       Goffo lo ero di sicuro, brutto non so, ma mi sentivo tale, e sentirsi brutto è mille volte peggio che esserlo.
       Il periodo dei "capelloni" e il "mitico" Sessantotto cambiarono qualcosa in me, nel senso che mi lasciai crescere i capelli (e non li ho più troppo accorciati, devo dire, da allora), mutai in parte aspetto, cominciai a viaggiare parecchio all'estero e a scoprire che le donne straniere erano profondamente diverse da quelle italiane. Finché ero rimasto in Italia, ogni mia esperienza sessuale, anche la più modesta, era frutto di un'attività di mediazione che avrebbe esaurito il più bravo dei sensali. Figuratevi me, che ho sempre fretta, odio le anticamere e le attese, e che sono paziente solo con le persone cui riservo un'attenzione altissima. All'estero, scoprii che il sesso può anche essere prevalentemente biologia, mera attrazione fisica, e a quella visione sono sempre rimasto saldamente attaccato, anche se in Italia - dove il sesso è prevalentemente transazione, anche complessa - essa rappresenta una delle modalità migliori per "andare in bianco" (anche questa una mia peculiarità non trascurabile, petraltro frutto della mia fedeltà all'approccio testé citato).
       Fu in queste mie peregrinazioni al di fuori dei patri confini, e in particolare nelle isole britanniche, che incominciai a sentirmi dire che ero "un bel ragazzo", cosa che in Italia non mi era mai capitata. La mia autostima, lievitò un po', ma, quando tornavo in patria, c'erano sempre le italiane pronte a farmela abbassare...
       Un autentico spartiacque fu la nascita di mio figlio Umberto: da un lato, come padre (e padre di un bambino da subito manifestamente molto bello) mi sentii più realizzato come uomo, come soggetto che in qualche modo aveva saputo dare prova della sua virilità; dall'altro, mi accorsi in fretta che le donne, una volta diventato padre, mi guardavano diversamente da prima.
       Cominciai ad essere oggetto di valutazioni molto positive, sotto il profilo estetico, e questo mi indusse ad accentuare la mia personale attenzione per l'estetica, sempre fortissima, anche a livello di abbigliamento.
       Rimaneva però una discriminante fondamentale: nessuna delle donne che mi diceva che "ero bello" apparteneva a quel genere di donne da cui avrei voluto sentirmelo dire, per cui nessuna di queste lodi mi privò del tutto della mia timidezza, o della mia riservatezza o della mia insicurezza di fondo con l'altro sesso.
       L'acquisizione definitiva è avvenuta solo di recente, quando, per una convergenza di casi della vita, ho conosciuto in un breve lasso di tempo alcune donne che, per estrazione sociale, senso estetico, background professionale, bellezza (è fondamentale che sia una donna bella e magari impossibile a dire che sei bello, perché il fatto che lo dicano le donne brutte può essere gratificante, ma non dà alcuna sicurezza), con il loro elogio della mia "innegabile bellezza" (una si è spinta a dirmi che sarei "bello come un dio"... ed era perfettamente sobria) mi hanno praticamente convinto e mi hanno fatto acquisire, di colpo, una consapevolezza che in precedenza non avevo mai avuto: quella di essere esteticamente molto al di sopra della media dei maschi. Sapevo di avere molto carisma personale (quello ho sempre saputo di averlo), ma non avevo mai creduto davvero di essere (o di poter esser considerato) "bello", che è la cosa cui un narciso come me tiene di più. Sentirmelo dire da donne di cui io ammiravo l'estetica e che consideravo detentrici di un gusto estetico di altissimo livello, e per di più sentirmelo dire in contesti in cui la piaggeria non aveva e non poteva avere alcuno spazio, mi ha tolto ogni dubbio, mi ha privato di ogni ritegno, mi ha conferito una sicurezza che prima assolutamente non avevo.
       Oggi mi sento bello, il che non significa che io lo sia davvero, ma mi sento tale, e questo ha modificato radicalmente il mio rapporto con il mondo: sono diventato più aperto, più dialettico, persino più aggressivo, perché sono in pace con me stesso, perché mi piaccio esteticamente. Prima mi piacevo solo eticamente. E la differenza, per un narciso, è fondamentale. Oggi mi sento kalòs kaì agathòs, come nel modello greco classico, e la mia autostima è lievitata, mentre il mio animo contorto si è parzialmente placato.
       Potrei essere felice, ma non lo sono davvero. Avere acquisito - come segni particolari - l'essere considerato "bellissimo", non ha minimamente migliorato i miei rapporti con l'altro sesso, anzi probabilmente li ha complicati. Resto il più classico e più abituale destinatario di tutte le pattumiere che si trovano a tiro e le donne, forse anche per punirmi di questa autostima (che ritengono evidentemente esagerata), non esitano a gettarmi via con cinica pervicacia, non prendendo minimamente in considerazione né il presunto "bellissimo" né l'uomo sensibile e colto che vi sta dietro (dentro).
         Ne soffro molto, con un vantaggio rispetto ai tempi in cui mi consideravo un brutto anatroccolo: che la mia autostima è talmente lievitata per cui sono sempre all'offensiva. Per la legge dei grandi numeri, posso essere certo che prima o poi una donna la troverò. Il problema è che io cerco - quando ho voglia di cercarla - una donna vera e questa, credetemi, è una ricerca assai più difficile, tra finte mangiatrici di uomini, cerbiatte autoreferenziali, sante a scoppio ritardato e chi più ne ha più ne metta. Ma, tra i miei tanti difetti, una qualità c'è: sono estremamente tenace e cerco sempre di parlare al cuore di chi si relaziona con me. Finora ho raccolto solo insuccessi e disastri, ma non dispero. Ho un'estrema fiducia nel fatto che non sono banale, né esteticamente, né umanamente, né intellettualmente. Una donna all'altezza prima o poi la troverò. Le altre non potranno che pentirsi - come fanno tutte, prima o poi - di quello che hanno perso...

                                                                                                  Piero Visani

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