venerdì 8 febbraio 2013

ALT!

       E' un termine che non mi piace. Sa di posti di blocco, di divieti, di polizie che ti respingono brutalmente, senza nemmeno preoccuparsi di spiegarti il perché. Per uno che è cresciuto nella logica del "vietato vietare" e che si ricorda anche troppo bene i posti di blocco degli "anni di piombo" o quelli dell'esercito britannico in Ulster, il termine ALT provoca una lieve irritazione.
       Tale irritazione si fa crescente quando lo si vede impiegato non dalle polizie, ma da sedicenti libertari amanti di una sola libertà, la loro; la libertà di fare, sempre e comunque, quello che cavolo vogliono, per diritto divino (e paterno...). Spiegargli che quella non è libertà, ma è licenza, è troppo per i loro cervellini. Dunque meglio non insistere...
       Nella vita, tuttavia, io ritengo che sia importante, sempre e comunque, "dare a Cesare quello che è di Cesare" e, nel mio piccolo, ci ho sempre provato. Così, quando sono oggetto di "reiterati ALT", me li appunto tutti e mi appresto a tirarli fuori al momento buono, che prima o poi verrà. E infatti viene sempre e, a quel punto, la gioia di profferire un ALT vale doppio. Se poi si accompagna la cosa con qualche manovra diversiva, ad esempio con una finta "calata di brache", tanto per gettare un po' di fumo sui propri reali intendimenti, la soddisfazione è doppia.
       Eh sì, perché chi di "reiterati ALT" colpisce, in genere di un "definitivo ALT perisce", visto che, non intendendo le relazioni in forma dialettica, in cui ci si spieghi reciprocamente, le intende in maniera conflittuale. Ma è davvero una buona idea "giocare alla guerra" in casa di uno specialista? Io so come si fa a colpire, a vari livelli e in vari modi.

                                                                     Piero Visani 

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