mercoledì 13 febbraio 2013

Aphorismes de la benne à déchets (3)

      Quando una persona finisce in un cassonetto della spazzatura, scagliatavi anche con un certo impeto, può provare sensazioni e sentimenti diversi. La prima è ovviamente di dolore, sia per dove si finisce, sia per come si è stati buttati via. Poi ovviamente c'è la ferita inferta all'autostima, poiché quello dell' "appattumieramento" non è un destino troppo diffuso e sapere di essere stati i prescelti, gli (un)happy few, non fa compiere salti di gioia. Successivamente subentra la rassegnazione, perché in fondo ci si abitua a tutto, sia pure a malincuore. E si sta nel proprio angolino, tranquilli, in attesa di tempi migliori che forse non verranno mai, e comunque cercando di farsi una ragione della propria condizione.
       Quello che davvero uno non si attende, quando vegeta in un cassonetto, è che qualche anima pia ti venga a tirare fuori, consapevolmente o inconsapevolmente.
        Nel corso della mia odierna giornata di lavoro, come sempre assai lunga, sono stato oggetto di tali e tante valutazioni positive che, per un attimo, mi sono sentito tirato fuori dalla mia personale e privatissima benne à déchets. Molte persone, per ragioni diverse, mi hanno espresso stima, ammirazione, apprezzamento, fiducia. Tutte valutazioni che mi mancavano da mesi e nelle quali, in un modo o nell'altro, avevo addirittura cessato di sperare.
         Vuoi vedere che non per tutti sono il "perturbatore" che si dice, la persona noiosa, incombente, grafomane, autoreferenziale, ciclotimica, narcisista, egoista, infantile, poco serena, irrazionale e irresponsabile? Che cosa avrò fatto per riuscire ad occultare così brillantemente questa interminabile catena di difetti?
         In verità, non ho fatto alcunché. Mi sono comportato come sempre, rinchiuso nel mio cassonetto. E, a quanto pare, alcuni hanno pure apprezzato...
         Che dire? Saranno certamente impazziti, oppure, per superficialità, non hanno nitidamente percepito la mia natura autenticamente "criminale". Sono in difficoltà, perché, chiuso nella mia benne, comincio a pensare di non avere alcuna intenzione di dimostrarglielo. Oppure costoro si trovano semplicemente nella fase generalmente positiva della valutazione di me, quella iniziale, e poi il tempo darà ragione ai miei più acerrimi critici? Voi che ne dite? Mi meriterò una condanna senza appello anche questa volta, o sarò più cauto, o mi limiterò - come ho sempre fatto - a cercare di non farmi prendere in giro (non gratuitamente, comunque)? Vi terro aggiornati.

                                         Piero Visani

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