sabato 9 febbraio 2013

Que reste-t-il?

      Ho sempre incontrato difficoltà, nel corso della mia vita, per le mie non elevatissime capacità diplomatiche. In verità, i miei comportamernti sono rettilinei, in quanto io sono trasparente (dico le cose) e coerente (prometto quello che mantengo). Non sono volubile, non mi infiammo per poi spegnermi con la stessa celerità con cui ho preso fuoco, non considero un criminale chi per me è stato, magari solo poco tempo prima, un santo.
       Cerco di essere rettilineo con chiunque, perché non devo ingannare alcuno. Sono mediamente gentile (né troppo, né poco) e sono assolutamente corretto. Do fiducia, perché non vedo per quale ragione non dovrei farlo.
       Non amo per nulla, per contro, gli infingimenti. Ritengo che, se fino a qualche tempo prima andavo bene ai miei interlocutori e poi di colpo bene non vado più, forse non erano totalmente sinceri con me e forse mi sovrarappresentavano per ragioni non propriamente esaltanti.
       Ho pluridecennali e consolidate amicizie virili perché gli uomini - a mio avviso - sono assai più costanti, nei loro giudizi e atteggiamenti, delle donne.
       Del resto, non posso dire di credere nell'amicizia uomo-donna. Esistono infiniti rapporti potenziali tra i due sessi, ma l'amicizia proprio no. Se due persone sono realmente amiche, perché non dovrebbero superare di comune accordo la barriera sessuale? Che cosa glielo vieta? Il fatto che in quel modo il loro rapporto si trasformerà? E chi l'ha detto? E, se anche fosse, dove sta il problema?
       La verità è che i rapporti tra i sessi sono un terreno minato, dove le incomprensioni si sprecano e, per quanto mi pare di desumere dalla mia esperienza di vita, sono aumentate nel corso degli ultimi decenni.
       Non ho mai risolto l'interrogativo fondamentale: che cosa vogliono le donne da me, ammesso e non concesso che vogliano qualcosa? Non le ho mai capite e credo che non le capirò mai. Ma forse un po' mi stanno venendo a noia, perché mi scontro con banalità crescenti. Sensualità, non ne trovo, e questa - per carità - può essere colpa mia. Capacità intellettuali ne trovo ancora meno - e forse anche questa sarà colpa mia, visto che sono particolarmente selettivo. Sensibilità ne trovo meno di zero, visto che mi pare di essere assai più sensibile di loro. Trovo soggetti tellurici, sciacquette che non sanno bene chi sono, che fanno, che cosa vogliono, che corrono da un divertimento all'altro, da una distrazione all'altra, da un diversivo all'altro. La cui imperscrutabilità è devastante (ma non perché siano complesse, semplicemente perché l'encefalogramma è piatto e lo è talmente che uno stenta a rendersene conto), la cui superficialità è totale, la cui banalità è sconfortante.
       Esistono ancora donne vere? O sono io che risulto particolarmente sfortunato? Ed esistono donne che un giorno non pensino una cosa e il giorno successivo l'esatto contrario della medesima?
       Mi ritengo in un "periodo sabbatico", nei rapporti con l'altro sesso, però vedo soprattutto soggetti egoisti, gretti, autoreferenziali, impegnati essenzialmente nell'autosoddisfacimento di esigenze che non condivido. Non che gli uomini siano diversi, forse, ma io sì. Credo che me ne starò da solo per un bel po'. Dopo tutto, le passioni lasciano tracce, ma la noia, i silenzi, gli sbalzi di umore, le incomunicabilità, la sensazione di avere a che fare con soggetti umanamente, intellettualmente, spiritualmente ed emotivamente piatti, che cosa lasciano? Credo che tornerò a parlare soprattutto con me stesso: in effetti, se in un rapporto con una donna sono io la persona più sensibile, e non lei, allora è meglio che lasci perdere, ora e probabilmente anche per sempre, o quasi. Posso sempre trovare rifugio nella lettura e nella scrittura, e lasciare spazio a quei bei machos mononeuronici che popolano l'immaginario sentimentale delle donne. Chapeau!

                                                                                               Piero Visani

Nessun commento:

Posta un commento