domenica 31 marzo 2013

Militaria

      Ho una biblioteca molto grande, che penso ormai si aggiri intorno ai 10.000 libri, anche grazie al potente contributo datomi da mio figlio, che pure lui, in quanto a libri, non scherza...
      In casa nostra, i libri spuntano dappertutto. Li ho raccolti nel corso di un'intera vita e ho messo assieme una raccolta di libri di storia militare e strategia che non credo abbia molti eguali. So bene che non potrò mai leggerli tutti, ma li amo ugualmente e ancora ne compro. Un tempo li compravo per desiderio di possesso, ora soprattutto per soddisfare curiosità specifiche.
      Vorrei che, quando non ci sarò più, mio figlio conservasse la mia biblioteca militare assolutamente intera, oppure ne facesse dono a qualche giovane appassionato di cose militari. Compito dei "guerrieri esistenziali" è di alimentare le passioni guerriere dei loro simili ed è per questo che, se mio figlio decidesse di non tenersela, amerei che ne facesse dono a qualche giovane appassionato delle stesse cose che ho amato io.
      Anni fa, ricordo che regalai un bel modello in scala di montaggio di una corazzata tedesca della seconda guerra mondiale (la celeberrima BISMARCK) a un allievo di mia moglie molto appassionato di modellismo militare navale, ma purtroppo per lui di famiglia così povera da non potersi permettere nemmeno l'acquisto di un modellino di plastica per il proprio figlioletto. Tra tutti i regali che ho fatto in vita mia, esclusi ovviamente quelli fatti ai miei familiari e a qualche donna che ha contato qualcosa per me, quel modellino è stato un regalo che mi ha emotivamente colpito, perché so di avere donato un momento di gioia a un povero ragazzino sfortunato, che in vita sua non ne aveva avuta molta, di gioia.
      All'inverso, il più bel regalo che mi è stato fatto in vita mia, sempre a parte quelli personali, è stato quando mio cognato Ferruccio mi ha regalato una bandiera da combattimento confederata, la mitica Stars and Bars (non confondetela con la Stars and Stripes dell'Unione, o vi sparo...), fatta realizzare in tela, apposta per me. Gliene sarò grato per la vita e, da un trentennio, fa bella mostra di sé nel mio studio, ricordando a tutti, ma soprattutto a me stesso, che chi vive nell'onore e nel rispetto di sé e dei propri ideali può perdere le guerre, ma sopravvive per sempre nella memoria e nel mito. E la Confederazione è vivissima. L'ho capito visitando il Museo della Confederazione a Richmond (Virginia) e percorrendo a piedi, in religioso pellegrinaggio, l'tinerario di attacco della Divisione Pickett a Gettysburg (Pennsylvania).
      Era il 3 luglio 1863. L'impresa richiesta dal generale Lee a quegli splendidi soldati era al di là delle possibilità umane, nel momento in cui la potenza di fuoco stava rendendo impossibili gli attacchi frontali in stile napoleonico, ma ci provarono lo stesso, come era richiesto loro dal dovere e dall'onore.
      Insieme a mio figlio, siamo arrivati fino all'High Water Mark, il cippo che ricorda il punto più avanzato raggiunto dai confederati nel loro attacco, là dove cadde, brandendo il suo cappello infilato in punta di spada, il generale Lewis Armistead, che li guidava, e abbiamo deposto la nostra bandierina confederata ai piedi del cippo stesso, in deferente memoria, come fanno tutti gli amanti della Confederazione.




      E' stata una giornata di fantastiche emozioni, di sconvolgimenti dell'animo che non dimenticherò mai. Il nostro futuro sta nel nostro passato. Le ragioni di una lotta sempiterna stanno nelle motivazioni che mossero i nostri padri, su tutti i campi di battaglia del mondo, la dove c'era un conflitto per la libertà da combattere. E quello per la libertà degli Stati, contro l'incostituzionale predominio federale e presidenziale, era la più nobile battaglia in difesa dei diritti di libertà dei cittadini. Se la Confederazione fosse riuscita a portare avanti la sua sacra lotta, la storia del mondo sarebbe stata diversa, non ci sarebbero più stati gli Stati Uniti, almeno come - ahinoi! - abbiamo imparato a conoscerli nel corso del Novecento e fenomeni come la globalizzazione e il totalitarismo democratico non devasterebbero le nostre vite, così come accade oggi.
       La Storia non si fa con i "se" - è vero - ma il tributo a chi tentò di cambiarla è un imperativo interiore, prima che un dovere.

                         Piero Visani 

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