mercoledì 3 aprile 2013

Umiliati e... offesi

      Un mio socio mi informa di un crescendo di sgradevolezze da parte di un nostro referente di lavoro e mi fornisce la documentazione relativa alle medesime. Trasecolo, soprattutto per i toni sgradevoli, l'aria di superiorità, l'atteggiamento da giudice nei riguardi dei nostri comportamenti.
      Gli invio prontamente una mail invitandolo, con garbo, a essere più "contenuto" nei suoi toni e nei suoi comportamenti nei nostri confronti.
      Passano alcune settimane e constato dolorosamente che il mio monito non è servito ad alcunché, perché la situazione va avanti come prima, anzi pare peggiorare.
       Lo invito nuovamente a darsi una regolata, facendogli presente, neppure troppo velatamente, che il nostro rapporto di collaborazione, fino a quel momento piuttosto positivo, potrebbe incrinarsi e addirittura rompersi, se non ci fosse un significativo mutamento di toni.
       Segue una fase di silenzio e di stallo, in cui succede poco o nulla, e in cui il nostro referente si fa notare soprattutto per la sua assenza.
       Pensando che le tensioni si siano allentate, gli mando una mail dicendo che sono lieto che il clima tra noi sia migliorato e lo invito ad intensificare i nostri rapporti commerciali. Per tutta risposta ricevo una mail incredibile, nella quale mi si dice che lui è lieto che noi abbiamo "compreso i nostri errori e finalmente li abbiamo riconosciuti", dando per scontato che tutto possa riprendere come prima.
       Rileggo cento volte il testo di quella mail. Mi chiedo se ci sta prendendo in giro o se fa sul serio. Alla fine, arrivo alla conclusione che o è molto stupido o è molto sgradevole. Nei due casi, non ho più alcuna intenzione di avere rapporti con lui. Non amo le prese in giro e meno ancora amo che qualcuno mi dica che cosa devo fare. Come al solito, in casi del genere, non consulto alcuno e prendo tutte le decisioni da solo, in totale autonomia.
       Dunque mi metto al computer e scrivo una mail - non lunga - in cui do a Cesare quello che è di Cesare, gli ricaccio in gola tutto quello che deve tornarci e gli faccio presente che con noi, in termini di lavoro, lui ha chiuso.
       Seguono giorni di assoluto silenzio, al termine dei quali ricevo una mail nella quale il soggetto in questione si dichiara "molto offeso, anche a livello personale" e ribadisce (?) la sua volontà (?) di chiudere i rapporti con noi.
       Da allora, silenzio assoluto. Deve avere colpito al centro del bersaglio... Bene!

                           Piero Visani

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