giovedì 23 maggio 2013

Il maieuta

      Mi piace esercitare sulle persone, sulle persone che realmente mi interessano, la socratica arte della maieutica, vale a dire tirare fuori da esse ciò che ritengo di più bello e di più valido - quanto meno ai miei occhi - sia presente all'interno del loro animo.
       Lo faccio sempre, con costanza. Non è un esercizio che possa dirsi apprezzato. Ma tendo a farlo, almeno fino a quando non mi si chiede, direttamente o indirettamente, di smettere.
       Nel corso del tempo non è che si sia dimostrato un esercizio che mi ha detto molto bene, ma io sono tenace, testardo e molto affezionato ai miei disegni, alle mie tattiche, alle mie strategie.
       Non sono mosso, nel fare questo, da finalità particolari, se non la ricerca della Bellezza interiore. E' un naturale contraltare alla mia ricerca - esasperata - della Bellezza esteriore, naturalmente intesa secondo quelli che sono i miei parametri estetici.
       Quando incontro una persona che, a mio giudizio, riunisce in sé queste due magnifiche peculiarità, ne sono lieto io per primo. E, se vado incontro a fallimenti, è chiaro che in definitiva è colpa mia. Non sono stato un maieuta all'altezza. Non sono riuscito a scavare in profondità come avrei dovuto.
       Sono giunto a queste conclusioni dopo un processo di feroce autoanalisi, condotto su due piani: quello fattuale, dove è normale che le circostanze contingenti abbiano un peso e impongano certe condotte obbligate, soprattutto a tutela della propria dignità di persone; e quello concettuale, dove è chiaro che certi fallimenti sono frutto solo ed esclusivamente di errori e incapacità mie.
       Ammettere la propria fallibilità e i propri errori non è un esercizio particolarmente difficile. Semmai è crudele, verso se stessi, ma non difficile. Dopo di che, si può ripartire.
       Mi sento in grado di ripartire, ormai. La disamina analitica delle sconfitte e dei fallimenti rappresenta la precondizione indispensabile per future vittorie. Vengo da un disastro totale, come uomo e ancor più come maieuta. Ne sono consapevole, ne prendo atto e mi metto in rotta verso nuovi lidi. Ho fatto quello che ritenevo giusto, così come hanno fatto altri. Mi prendo le mie responsabilità, saluto e volto pagina. Sicuramente non lascerò un buon ricordo, ma questo non è così anomalo quando si ha - come me - una personalità particolarmente spiccata. Io sono un maieuta che, in una scala di risultati da 1 a 100, mira sempre ad ottenere 100 e anche 99,9 gli fa tristezza. Nel caso di specie, ho ottenuto lo zero assoluto e - anche se pochi ci crederanno (ma mi conosce davvero ci crederà) - nella mia scala di risultati possibili lo zero assoluto è il secondo nella mia lista di preferenze. Sono un maieuta fallito, lo ammetto, non un maieuta residuale... Esserlo, non mi piacerebbe affatto.
       Credo mi sia concesso uscire di scena per sempre salvaguardando almeno la mia dignità personale. Mi prendo tutte le responsabilità, ma quella ci terrei a salvaguardarla. Solo quella.
 
                               Piero Visani

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