venerdì 17 maggio 2013

La maschera e il volto

      Come ben sapete, qualunque follia economica questo Paese viene indotto a commettere, essa viene giustificata dall'oligarchia dominante con l'affermazione: "ce lo chiede l'Europa". Ci pensavo proprio giorni fa, guardando i miei nuovi acquisti di abbigliamento e pensando che forse erano soverchi e superflui, ma aggiungendo - a mo' di consolazione/giustificazione: "me lo chiede il mercato!!".
       Eh sì, perché a me piacerebbe essere interessante, fascinoso e seduttivo solo grazie alla mia personalità, alla mia intelligenza, alla mia singolarità, ma vi posso garantire che, in quella maniera, si va tragicamente "in bianco". Ergo occorre sopperire: auto giusta (non troppo choosy, ma neppure una Panda), abbigliamento ad hoc, fisico in forma, sommessa attestazione di capacità di spesa.
       Naturalmente, io ci ho provato ad essere me stesso, a interessarmi alle mie "lei", a voler loro bene, a farle sentire uniche, a colmarle di regali, a evidenziare la mia personalità. Ma questo - quasi sempre - è proprio ciò che simbolicamente "mi uccide".
       E allora, se il Piero vero fa vomitare, occorre definire le coordinate di un Piero "falso" che sia "spendibile sul mercato". Questo l'ho capito tardi. Un tempo, forse fino ai cinquant'anni circa, ero più "grigio", meno smart. Poi ho cambiato progressivamente look, pensando che in fondo fosse tutto colpa di una certa aria professorale che mi sono sempre (o quasi sempre) portato dietro.
       Qualche risultato iniziale l'ho ottenuto. Le donne che ho conosciuto io (dunque, care lettrici, non accusatemi di generalizzare) si sono dimostrate sensibili alla cosa. Il problema è che quella per me è una patina, mentre loro credevano davvero che io fossi così. Io lasciavo inevitabilmente trasparire - con il tempo - la mia intima essenza, la mia personalità, la mia cultura, e loro o si spaventavano, o si preoccupavano, o si spaventavano e si preoccupavano.
       L'ho già scritto e non mi ripeterò: ho una discreta lista di soggetti che mi ha invitato più o meno garbatamente a togliermi di torno perché ero "troppo", "troppo di tutto". Se ci rifletto un po' su, credo di aver intessuto un rapporto duraturo solo con una signora appassionata cultrice - come me - di una determinata parafilia. Con lei, quanto meno, si era stabilita una convergenza. Con le altre, meglio lasciar perdere.
      Oggi rimango un soggetto molto curato, me è subentrata la disillusione, perché so già che la cura di me - cioè la maschera - mi attirerà addosso certamente qualche interesse, ma, quando emergerò io - cioè il volto - allora per me sarà la fine. 
       Emergo da un lungo periodo di autoanalisi nel corso del quale mi sono reiteratamente chiesto se io fossi un mostro. L'ho condotta con spietatezza ai limiti della crudeltà verso me stesso, autolacerandomi, non facendomi sconti, vivisezionandomi punto dopo punto, affrancato da qualsiasi propensione autoassolutoria. E sono giunto alla conclusione che "mostro" certo non sono. Semmai posso essere "troppo". E mi sono anche stancato di uscire - per dirla alla Daniele Luttazzi - "in versione ridotta per venire incontro alle vostre capacità intellettuali"... Dunque me ne starò da solo. Addio agli incroci di anime. Per quelli di corpi, ci sono pur sempre le mercenarie e, tra quelle cosiddette di lusso, ci sono anche donne tutt'altro che banali. Del resto, da sempre, gli uomini come me - cioè gli uomini che fanno schifo alle "donne vere" - non hanno altra soluzione che rifugiarsi nelle braccia delle etère. E quest'ultime, quando sanno interpretare il loro ruolo secondo i dettami dell'antichità classica - sono donne fantastiche, che promettono e mantengono, e sono pure parecchio acculturate.
      Mi immagino già gli alti lai: "noi siamo donne vere, loro no; noi ti facciamo paura, loro no; noi siamo donne autonome e indipendenti (pronte sempre a farsi pagare di tutto e di più, aggiungo io...), loro sono prostitute; etc. etc. etc.". Sì, è vero, mi fate paura, ma il significato che diamo all'espressione è profondamente diverso: io - che sono sempre sincero - intendo "ribrezzo". Voi...? 
 
                                     Piero Visani

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