mercoledì 15 maggio 2013

Sera di maggio

     Un temporale di impressionante intensità si abbatte sulla collina torinese. Cantine e garages allagati. Anche la cantina di casa mia non ne esce totalmente indenne. Danni più gravi e fango nelle cantine della casa di mia sorella.
      La cena si svolge sotto questa specie di diluvio parziale (chiamarlo universale sembrerebbe pretenzioso), in un clima vagamente surreale, Tutto vorrebbe essere ordinario, ma fuori c'è parecchia straordinarietà e nel mio giardino piovono masse d'acqua e anche un po' di fango, fortunatamente ben assorbito dai tombini.
       Rispondo alle mail, lavoro, scrivo. Ricevo una mail da un carissimo amico, anzi un fratello, che non sentivo da un po', per colpa mia. Mi si allarga il cuore. Gli chiedo di vederci presto, non appena possibile. Ho troppe cose da raccontargli e ho anche bisogno di un amico vero che mi ascolti, che mi lasci parlare, che accetti le mie confidenze. Senza giudicare o consigliare.
        Guardo un film in tv, Prove d'accusa, non particolarmente interessante e assai lento nel dipanarsi, ma illuminato da una grande prova attoriale di Robin Wright Penn e William Hurt. E' una pellicola sul bisogno di amore che alberga forte dentro i nostri cuori e le nostre anime, e che cerca di venire fuori quando può, come può, con chi può. I due protagonisti hanno vincoli di funzione, esistenziali e psicologici, che li terrebbero lontani l'uno dall'altra, ma il loro avvicinamento, per quanto lento, è inarrestabile, in quanto comune è il bisogno di amore che li pervade. Gli esiti sono appena accennati, ma paiono positivi.
       Una delle frasi chiave del film: Al di là dell'amore non c'è verità, pronunciata da un giovane Sean Penn impegnato in un cameo piuttosto brillante, mi colpisce. In passato, non ci avrei fatto caso e non ci avrei creduto. Ora temo che sia vera e forse persino un po' ottimistica, dal momento che sovente mi sorprendo a pensare che "nemmeno nell'amore ci sia verità".
       Ma mi piace questa sera di maggio: piovosa, intima e intimistica, con tutti i rumori esterni (peraltro assai scarsi, in questa zona) che arrivano filtrati e attenuati dagli scrosci d'acqua. Anche i due o tre gatti randagi che si sono installati nel mio giardino e con cui ho stretto un patto di mutua solidarietà, non si presentano all'appuntamento serale per la cena. Piove troppo anche per i loro gusti. Animali splendidi e silenti, non fingono mai: si accorgono di te quando hanno bisogno di nutrirsi o voglia di giocare. Il patto è chiaro, l'amicizia lunga. Nessuno spazio per infingimenti. Tacito ma convinto do ut des.
       Come colonna sonora sarebbe perfetta Impressioni di settembre, della PFM, anche perché la serata somiglia più a settembre che a maggio, e non per nulla per un po' mi rimbalza nel cervello. Ma non voglio ascoltare musica. Questa è una sera di silenzi, di ascolto dei mille rumori della natura.
        E' una sera come tante altre, ma forse tutto all'esterno è esasperato e dunque tutto, all'interno, è ovattato, in quanto la casa fornisce, in casi del genere, un forte senso di protezione, di zona franca al riparo da "turbini e tempeste".
       C'è una dolente malia che si diffonde su tutto e pervade le cose e le persone, come per invitarle a ripiegarsi su se stesse, a riflettere, a pensare, mentre il buio arriva ovviamente sempre più tardi.
       Sono momenti in cui la vita pare assomigliare a una dolce morte, mentre il tempo rallenta fin quasi a fermarsi, consentendoci, per una volta, di assaporare, perzzo dopo pezzo, tutto ciò che ci circonda, bello o brutto che sia, quasi come se fossimo costretti ad essere attenti, meno distratti e superficiali del solito.
        Viene in mente, inevitabilmente, il Foscolo di "Alla sera": "Forse perché della fatal quiete tu sei l'imago, a me sì cara vieni, o sera". E, se quest'immagine appare troppo barocca e manierata, non c'è dubbio che sere di questo genere scavano dentro, invitano all'esplorazione interiore, al dialogo con se stessi e anche a quello con gli altri, se e quando ce lo possiamo ancora permettere. La sensazione - scorante - è che forse dovremmo fermare il tempo per potercelo permettere. E domani, purtroppo, è un altro giorno.
 
                                           Piero Visani
 

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