domenica 16 giugno 2013

Le vite che ho avuto

      In queste prime notti d'estate, quando la calura si abbatte sulle città, è bello potersi godere la frescura della notte e lavorare, e riflettere.
       In questa notte tra sabato e domenica, con il fisico un po' provato da un pomeriggio trascorso a giocare a tennis, la mente corre dietro le vite che ho avuto. Non sono alla ricerca di bilanci. Sto solo cercando di capire chi sono.
       Quante vite ho avuto? Fino ai primi anni di liceo, avrei voluto fare l'ufficiale e andare all'Accademia di Modena. Ne venni dissuaso da indiscrezioni - rivelatesi poi veritiere - sulla natura della condizione militare in Italia e anche da un consiglio d'amico sul non mettere alla prova, con un'istituzione, la mia natura ribelle e la mia naturale indisciplina.
         Pensai allora di diventare storico militare, per abbinare la mia passione per la storia a quella per le armi e gli eserciti. Mi laureai con una tesi di storia militare e cercai di avviarmi alla carriera accademica. Ma il mio orientamento politico mi impedì di fare un percorso del genere, impossibile a quell'epoca a Torino.
         Diventai allora traduttore professionista e cominciai a svolgere anche attività giornalistica, specializzandomi in questioni strategiche. Nel giro di pochi anni cominciai a farmi conoscere in certi ambienti, divenni un membro riconosciuto della comunità degli studi strategici e, nel 1988, iniziai a lavorare come consulente esterno per vari organismi della Difesa.
          Nel frattempo, mi ero accostato alla politica e fui tra i membri del gruppo fondatore della Nuova Destra italiana.
           Rimasi alla Difesa per poco meno di un ventennio, specializzandomi in comunicazione istituzionale, scrivendo articoli e saggi.
            Per due anni e mezzo circa, dal settembre 1990 fino alle dimissioni del presidente Cossiga, lavorai anche come consulente di comunicazione per il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.
             Sempre a cavallo tra varie attività consulenziali, giornalistiche e politiche, partecipai anche al processo di fondazione di Alleanza Nazionale, di cui venni eletto membro dell'Assemblea Nazionale e, successivamente, responsabile della Comunicazione per il Piemonte.
             Nel gennaio 1996 diedi vita alla mia prima società e, da allora, ho sempre sviluppato una professionalità sul piano privato, rimanendo di fatto un outsider, a tutto e a tutti, come del resto sono sempre stato.
             Ho fatto di tutto e di più, sono diventato anche ghostwriter e, da qualche anno a questa parte, mi occupo anche di business e di internazionalizzazione di imprese.
             In definitiva, però, sono rimasto sempre me stesso, sempre più anarchico, sempre più ribelle, sempre più insofferente a qualsiasi forma di costrizione, sempre più alla ricerca di una mia personale visione di libertà.
             Potrei dire, a buon diritto, che in questa mia lunga carriera, "ho visto cose che voi umani nemmeno potreste immaginare" e sono lieto di averle viste.
             Ho incontrato qualche buona amicizia, ho conosciuto persone competenti ma anche legioni di emeriti coglioni, finiti in posizioni di responsabilità grazie ad appoggi vari. Ho litigato con molta gente e sono finito in innumerevoli pattumiere, non solo a carattere personale, ma anche professionale. Tengo molto a difendere la mia identità, la mia autonomia, la mia indipendenza, la mia libertà, e questi in Italia sono lussi che si pagano a carissimo prezzo.
             Oggi continuo a caracollare tra professionalità e identità diverse, alla costante ricerca di cose nuove e stimolanti. Ho fatto il callo anche all'essere buttato in varie tipologie di cassonetti e anzi ho cercato di capitalizzare sulle esperienze fatte in tal senso diventando un esperto di riciclaggio rifiuti, di compostaggio, di smaltimento di materiale organico e inorganico. In una parola, ho fatto di necessità virtù e, siccome molti dicevano che ero un soggetto schifoso, ho pensato bene di capitalizzare sullo schifo. Oggi, oltre ad essere un individuo repellente, sono anche un esperto di scorie umane, cioè di me stesso. In pratica, capitalizzando sulla mia natura orribile ho sviluppato una nuova professionalità. Infine, sono giunto alla conclusione che l'unica cosa che mi può dare un ultimo alito di vita è la ricerca esasperata del sesso, inteso come forma di mia personale ribellione contro la morte. Io infatti so bene di non essere vivo, ma di essere morto. La mia vita, infatti, è tutta una morte, morte alle cose e alle persone. Non so bene per quale ragione esisto e, in verità, non penso proprio di esistere. Ogni volta che ho nutrito un sogno ho sempre incontrato dei no, no di cose, no di situazioni, no di persone. E mi rifiuto di chiamare vita quel residuo di scarti altrui che mi è rimasto in mano.
           A ben guardare, non penso di avere avuto tante vite, ma tante forme di morte. Tuttavia, se lo dico, la maggior parte delle persone mi guarda con occhio smarrito, e allora non dico più niente. Io so che le vite che ho avuto sono state un'unica morte, ma terrò questo piccolo segreto per me. Continuerò a farmi buttare via dagli "amanti della vita". Non voglio scuoterli nelle loro incrollabili certezze, torno ai miei amati cassonetti. Ormai li adoro. Quando ho cercato di parlare, di amare, di vivere, mi è stato sempre detto: "ti diciamo noi dove, come e quando". Ho ringraziato e a quel punto mi sono trasformato in rifiuto da solo. Se quella è la vita, scelgo deliberatamente la morte. Ho avuto il piacere di constatare che qualcuno dei pochi che mi conoscono davvero l'ha capito, e lo ringrazio per questo.
 
                            Piero Visani

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