mercoledì 10 luglio 2013

A newborn baby

       La nascita di un nuovo bambino è sempre una bella notizia. Non solo e non tanto dal punto di vista demografico, ma proprio come annuncio di una nuova vita. Siamo talmente immersi in un universo di morte che siamo totalmente dimentichi della vita. Anzi, siamo ridotti a considerare la vita come un evento puramente generativo. Nasce un bambino e tutti sono contenti, ma quanto durerà quella contentezza e quanto si trasmetterà all'infante?
       La vita che conoscerà sarà quella che ho conosciuto io, sprofondata nei divieti di tutti i tipi, nelle rinunce di ogni genere, nei comportamenti "virtuosi"? In una parola, la vita che conoscerà sarà per caso la versione, politicamente corretta, di quella che un tempo si chiamava la morte?.
       Se mi è concesso portare una testimonianza personale, posso dire di avere vissuto davvero solo quando ho infranto ogni tipo di regole, divieti, rinunce, perbenismi, vincoli. Quando ho respinto al mittente, con molti ringraziamenti, il tipo di vita che mi offrivano, che io chiamavo e chiamo morte. E' vero che in cambio mi hanno spesso offerto anche qualche distrazione, ma io sono un riflessivo e uno speculativo, e non mi faccio fregare tanto facilmente da qualche distrazione, per di più da quelle modeste e a basso costo che sono soliti offrire. Inoltre, siccome sono letteralmente posseduto da uno straordinario gusto di assoluto, nonché da un formidabile appetito esistenziale, ho sempre rifiutato narcotici, anestetici e sodomie, preferendo piuttosto imbottirmi di emetici, così avrei potuto vomitare prima e meglio. Mi sono così trasformato in un soggetto intollerabilmente antiborghese e di norma, per misura saggiamente preventiva, prima che vomiti io in genere vomitano me, senza sapere che era esattamente quello che volevo: fare schifo agli schifosi. Chissà se ci sono riuscito...?
 
                                                     Piero Visani

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