venerdì 5 luglio 2013

étero, bisex, omo o... etèra?

       Alla mia età, ormai è un interrogativo dominante: con chi mi accompagno, se ho voglia di divertirmi un po'? L'obiettivo naturale sarebbe la classica eterosessuale non più giovanissima, ma splendidamente conservata, magari assolutamente impegnata (con marito o partner), ma vogliosa di vita. Non è facilissimo trovarne, ma si riesce, oh se si riesce...
        Il problema, molto più che in passato (e lo dice uno che, non foss'altro per ragioni anagrafiche, ha un passato), è capire se la leggiadra donna con cui sta flirtando è davvero éterosessuale, e non una bisex assai sensibile al fascino femminino, oppure una omo che si diverte a prendere in giro i maschietti.
        Un tempo - posso garantirlo - questo rischio era assolutamente inesistente e, se la "lei" potenziale somigliava, per dire, a Paola Concia, uno prendeva le sue precauzioni, nel senso che non ci provava proprio...
         Ma oggi non è più così. L'incerta sessualità femminile è in agguato ovunque e si rischia grosso. In particolare, anche a voler essere infinitamente open minded, si rischia di andare in bianco a ogni piè sospinto. Il maschio, del resto, è ormai odiatissimo nell'universo femminile, e il "maschio alfa" lo è ancora di più. Per cui, nel migliore dei casi, ritrosie varie (poco importa se reali o strumentali...), tendenza ad alzare il prezzo (c'è sempre un prezzo, specialmente nelle transazioni traslate...), giochini di società (prometto ma non mantengo...). E se uno è così sciocco da cascarvi, sono guai. Per cui al malcapitato non resta che rifugiarsi tra le amatissime etère, soggetti che, sia pure solo per ragioni economiche, non odiano (almeno non esplicitamente, ma le "domine" in che categoria le mettiamo...?) gli uomini e, per ragioni professionali, sono costrette a un certo tipo di scambio di merce. Che Dio le benedica...!
       Attenzione, però. Ne parlo in maniera divertita, distante e senza aver nulla da recriminare. Niente a che vedere con certe mie esperienze passate. Non sono un womanizer e non intendo esserlo. Cercavo una donna di un certo tipo e l'avevo pure trovata, per un insperato colpo di fortuna. Se non mi ha voluto, o mi avrebbe voluto a mezzo servizio, nulla delle considerazioni di cui sopra ha valore, se non che in forma autoironicamente riferita a me stesso, e solo a me stesso. Altri sono i motivi per cui sono finito nella pattumiera, e va benissimo così. L'importante, anche nei giochini di società, è che ci sia fair play, e non posso negare che ci sia stato. Dunque chapeau! a chi se ne è resa protagonista, molti auguri a lei e superfesso io (ma questo era già acclarato, vero?). Show must go on e sento imperiosa ritornarmi la voglia di rischiare, di ritornare a provare sensazioni forti, come quelle che ho provato. Come potrebbe - un guerriero esistenziale - tenersi fuori dalla mischia e dal combattimento? Ci sono nuove amazzoni, nuove cerbiatte e nuove virago pronte alla pugna? A me l'esperienza fatta con una di loro non è dispiaciuta per niente: provarci con una étero è divertente, ma in fondo è conforme a natura, è un esito scontato, se va bene. Ma provarci con una che étero non è, quella è una sfida da un milione di dollari. Sento pulsare l'adrenalina e siccome - come mi testimonia dolorosamente mio figlio - la categoria si sta diffondendo a vista d'occhio, avrei voglia di ripartire subito. Del resto, non esiste vittoria che non sia costruita su sconfitte, ergo... Io mi rimetto in gioco...
 
                          Piero Visani
         

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