sabato 13 luglio 2013

Try a little...bitterness

       In verità, il mio obiettivo sarebbe stato quello di Try a little tenderness, come nel mitico pezzo dell'ancor più mitico Otis Redding, ma, non essendoci riuscito, quello che mi ha colto è un po' di amarezza per le mie carenti capacità comunicative. Ero convinto che fossero elevate, quanto meno ogni volta che desideravo che fossero tali, e invece ho scoperto che non è così, non con tutti, almeno (perché invero c'è anche chi le loda, specie tra chi mi legge).
       Di qui, nel momento in cui il blog un pochino muta pelle, il mio desiderio di cercare di spiegarmi meglio e di più, per vedere se riesco a farmi capire almeno dai lettori del medesimo. Farò il massimo sforzo in questo senso, anche perché ho studiato per anni comunicazione e per anni l'ho insegnata, dunque aver fallito in quel campo non è tanto un fallimento personale, quanto soprattutto un fallimento professionale e a quest'ultimo, almeno, occorre porre prontamente rimedio.
      In futuro, quindi, potrà capitarmi di essere talora più didascalico e le ragioni di tale atteggiamento deriveranno essenzialmente da questo: cercare di farmi capire. Tuttavia, non rinuncerò in alcun modo alla comunicazione empatica, perché le uniche possibilità che una persona ha di farsi comprendere, nel profondo, passano da lì.
      Quando uno svolta, e ricomincia, deve essere ben consapevole di che cosa si porta dietro, e perché. Io mi porto dietro tutto, di me, perché ho una feroce autostima, e me lo porto dietro perché ho una fiducia assoluta nel mio modo di essere e di vivere.
       La mia svolta, dunque, non è dettata da pentimenti o da rinunce, ma da una riconferma totale, assoluta, incrollabile, della mia "volontà di potenza". E quest'ultima si esercita guardando avanti, e solo avanti. I conti si faranno alla fine e di me si dovrà dire che, che abbia vinto o perso, guerriero è stato sempre.
       Ne consegue che l'essenza di questa svolta è che vengono eliminati alcuni temi,  mentre l'accento si sposta su altri, peraltro già importanti.
 
                                               Piero Visani

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