venerdì 23 agosto 2013

Isbuschenskij

      Esattamente 71 anni fa domani, la mattina del 24 agosto 1942, il reggimento "Savoia Cavalleria" si rese protagonista, a Isbuschenskij, in Unione Sovietica, dell'ultima carica di cavalleria della storia (in verità, l'ultima fu quella di Poloj, condotta il 17 ottobre dello stesso anno dai "Cavalleggeri di Alessandria" contro reparti partigiani titini, ma, proprio perché condotta contro forze irregolari, gode di una considerazione diversa, legittimo o meno che sia tale atteggiamento).
     A Isbuschenskij, ben due squadroni del reggimento vennero impegnati in diverse cariche. L'azione si concluse in un successo, al prezzo di 32 morti e 52 feriti.
     L'evento è passato in pompa magna in tutti gli annali della storia militare ed è giusto ricordarlo, soprattutto per coloro che seppero compiere, con grande senso del dovere, un'azione così anacronistica. Nel ricordarlo, e nel tributare loro il più doveroso degli omaggi, non possiamo cancellare la tristezza di aver affrontato in condizioni di questo genere una guerra assolutamente rivoluzionaria come il secondo conflitto mondiale, privi di armi, di mezzi, di una dottrina operativa degna di questo nome, di comandi all'altezza della situazione e talvolta anche pieni di traditori...
     Come sempre nella storia italiana, l'eroismo di pochi dovette cercare di supplire al fallimento del sistema statale, al fallimento di un regime che aveva parlato tanto di guerra, ma non l'aveva preparata adeguatamente, alla differenza enorme che sempre sussiste tra la retorica e la realtà.
     Il ricordo di coloro che, chiamati dalle circostanze a compiere un atto anacronistico come una carica di cavalleria contro un nemico armato di armi automatiche, di mitragliatrici e di cannoni, fa venire in mente la carica dei 600, a Balaclava, in Crimea, con la non piccola differenza che in quel caso correva l'anno 1854, e che già allora le cariche di cavalleria stavano diventando alquanto rare. Dunque è giusto tributare agli uomini del "Savoia Cavalleria" gli onori che si devono ai combattenti eroici, ma sarebbe giusto altresì interrogarci sul perché, quando ci sono di mezzo lo Stato e le sue istituzioni, l'Italia debba fare sempre riferimento al valore dei singoli e alla capacità individuale di "arrangiarsi", e non a quello che oggi si chiamerebbe "il sistema-Paese".
     Compito dello storico militare è ricordare gli eventi. Compito di ciascuno di noi è cercare di evitare che i singoli siano chiamati a sopperire, talvolta con la vita, alle macroscopiche insufficienze della nostra struttura statale, al suo essere sempre indietro sui tempi, le esigenze, le situazioni, gli obiettivi. Una carica di cavalleria nel 1942 è uno straordinario atto di eroismo per chi la condusse. Un terrificante atto di accusa per chi la rese possibile, salvo poi cercare, il successivo 8 settembre 1943, una comoda fuga tra le braccia degli Alleati. Il "Savoia Cavalleria" caricò in avanti; la classe dirigente dell'epoca, come quelle che l'avevano preceduta e quelle che seguirono, all'indietro... C'è tutta la storia d'Italia, in questa dinamica inversa.
                                               Piero Visani



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