sabato 26 ottobre 2013

Une photo, simple photo...

       Malessere fisico. Forse un'intossicazione alimentare, forse una forma influenzale. Chissà. Non do soverchia importanza ai segnali che provengono dal mio corpo. Vivere impone dei prezzi, è un'attività notoriamente a rischio e non ci sono assicurazioni. Il vitalismo richiede, per l'appunto, élan vital. Tutto il resto è noia.
       Poi è bello pensare che, se io sono Thanatos, posso aver incontrato Eros e pensare che sia il momento di santificare quel felice connubio.
       Sensazioni già vissute, alcune; sensazioni sperimentate direttamente e più vicine nel tempo, altre. Quello che manca è forse ciò che dia loro forma, plasticità espressiva, sintesi visuale di quello che so esserci, che ho sperimentato esserci, ma che non ha ancora trovato adeguata configurazione.
       La sorte mi è benigna e la configurazione arriva, assolutamente imprevista e, come tale, nelle forme di un'autentica epifania.
       Una foto, una semplice foto, ma al tempo stesso molto di più: un codice comunicativo, certo non ancora svelato nella sua interezza, ma nei suoi elementi portanti.
       Una foto che spazza via in un attimo tutto quello che è noto o codificato di quella persona, tutti gli orpelli, tutti gli epifenomeni che la ricoprono, con intenti forse difensivi, e lascia spazio alla sua reale essenza.
       Qualcuno - il solito stolto - direbbe che si tratta di un artefatto, ma non è assolutamente così. Semmai, è un'essenza disvelata e vagamente sovrarappresentata, per illustrarla meglio.
       Un volto finalmente ambiguo, dunque vero; un trucco finalmente accentuato, dunque carico di messaggi; un capo lievemente reclinato e uno sguardo che è copia conforme del mitico quadro "Giuditta", di Gustav Klimt.
       Dalle nebbie di se stessa, una persona emerge in tutta la sua nuda verità, parziale quanto basta per indurmi a voler indagare ancora; eloquente quanto serve a farmi capire che, tra le mille "Lei" possibili, le è chiarissimo quale sia la mia favorita.
       Un tributo del genere mi colpisce ed emoziona nel profondo. E' molto di più di un segnale, è un omaggio. Mi inorgoglisce ma al tempo stesso mi fa capire che il salto di qualità è netto e che occorrerà esserne all'altezza. Lo sarò.
 
                                  Piero Visani

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