domenica 3 novembre 2013

Domenica pomeriggio

       Una città imprecisata. Un treno che arriva. Un'auto che parte. Una località sconosciuta. Una casa. Due persone che si incontrano per la prima volta.
       La tensione erotica, tra loro, è molto elevata. La conoscenza reciproca già profonda, ma virtuale, non reale. Qui invece non ci sono computer, schermi, distanze, filtri, virtualità. Qui ci sono due esseri umani, veri, reali, concreti.
       Un po' di imbarazzo c'è, ma è minimo, legato probabilmente più all'educazione sociale che ciascuno di noi ha ricevuto che non a quello che sente veramente. Quello che sente veramente è fisicità, pura istintualità, attrazione assoluta, biologica. Ed è quest'ultima che ci porta in fretta, molto in fretta, verso l'unica destinazione possibile: il letto.
       Esito prevedibile, se si vuole, ma imprevedibile è il modo con cui si approda ad esso, tanto è naturale, gioioso, festosamente carnale.
      Anima e corpo non sono scissi, nelle persone vere, non condizionate da false morali. Sono un unicum e al tempo stesso un continuum, e come tali si manifestano e si dipanano.
       L'intesa sessuale è immediata in quanto conseguenza di un idem sentire, di un un'intesa psicologica che va infinitamente al di là dei corpi. Da tempo sapevamo di essere una cosa sola, e ora lo siamo. Ci potrebbe essere qualcosa di più naturale e semplice di questo?
       Ci perdiamo l'uno nell'altra, e viceversa, e il tempo perde di significato, risulta deprivato di qualsiasi valenza. Quando la riacquista, ci accorgiamo - tra il divertito e l'estasiato - che sono trascorse quasi tre ore!
         Tuttavia, non abbiamo prestazioni da rivendicare, record da battere. Abbiamo iniziato un percorso di esplorazione comune nel corso del quale spazio e tempo si sono volatilizzati e siamo rimasti noi, solo noi, sospesi chissà dove, in una dimensione che è peculiarmente e assolutamente nostra, perché noi soli la conosciamo.
       Non ne usciamo esausti sul piano fisico, ma semmai su quello psicologico, perché certi viaggi nella profondità di noi sono esperienze di confine, difficilmente ricostruibili e assolutamente non razionalizzabili.
       Le rispettive psiche le conoscevamo già. Ora conosciamo anche i corpi, ma non abbiamo vissuto questa esperienza in un certo modo iniziatica in termini di scissione, semmai in termini di sempre più profonda simbiosi.
       E' aumentata molto la tenerezza reciproca, questo sì, ma è normale, in casi del genere. Siamo consapevoli di aver oltrepassato una barriera, ma lo abbiamo fatto in tale interazione per cui non ci sentiamo più "al di là", ma all'interno di una dimensione nuova, di cui abbiamo appena toccato i margini, ma nella quale desideriamo addentrarci vieppiù.
        Le vibrazioni sono costanti, le percezioni acuite e le emozioni profonde, sollecitate da una continua serie di stimoli. Uscire da questo stato di grazia è faticoso, ma occorre farlo, innanzi tutto per riacquistare quei sensi che abbiamo perduto da tempo e che ora vogliamo e dobbiamo ritrovare, per ricollocarci provvisoriamente "al di qua" della linea di confine, pronti, non appena ne avremo voglia, a riproiettarci al di là.
       L'eros ci pervade e ci accompagna anche in tutto quello che faremo dopo, senza staccarsi un attimo da noi, tant'è che è fortissima, per tutte le lunghe ore che seguono, l'esigenza di toccarci, di stabilire tra noi un ininterrotto contatto fisico, pur se minimale.
        Anche la gioia ci pervade, perché abbiamo avuto la forza di lasciar parlare solo i nostri cuori e i nostri corpi, senza orpelli di alcun genere: moralistici, sociali, relazionali, di opportunità e quant'altro.
       Abbiamo cercato la vita nella sua primordialità: passione, carne, emozione, estasi orgiastica e orgasmica. Una intima gioia ci pervade, la gioia che assale tutti noi umani quando ci abbandoniamo alla nostra natura primigenia, lasciando il senso del limite a chi sente il bisogno di averne uno. Noi no.
                                   Piero Visani

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