sabato 23 novembre 2013

Intero o ridotto?

       Da ragazzino, ad Aosta, andavo spesso al cinema in compagnia di mio zio Walter. Forse perché piacevano a lui o forse perché - in quanto uomo profondamente buono - sapeva che piacevano a me, mi portava sempre a vedere film di guerra, di cui credo di essermi fatto, con somma soddisfazione, una profonda cultura.
      All'epoca, il biglietto intero o ridotto si misurava in genere in relazione all'altezza del minore rispetto al banco della biglietteria, per cui, quando cominciai a essere un po' più grandicello, le cassiere presero a declinare la litania: "Intero o ridotto?". Per statura, infatti, superavo il limite, ma il mio aspetto infantile lasciava trasparire il fatto che tanto adulto non ero. E ricordo la mia insoddisfazione di fondo quando mio zio diceva: "ridotto, ha solo x anni".
      La cosa mi è rimasta nella mente, me l'ha consumata come un tarlo, ha segnato un aspetto della mia vita. Anche oggi, che ovviamente non mi chiedono più - e non al cinema, è ovvio - "intero o ridotto?", ma non fanno altro che propormi direttamente il "ridotto", lo rifiuto di brutto ed esco dal cinema (metaforico...) in cui mi si vorrebbe far entrare in forma residuale. Ma io odio la residualità. Piuttosto - per restare in metafora - vedo molti meno film... E poi, diciamola tutta, che gusto ci sarebbe a vederli in edizione ridotta...? O tutto, o niente! Come sempre, più di sempre.
 
                                               Piero Visani

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