mercoledì 27 novembre 2013

Morire per Berlino?

Ormai è chiaro: non andremo avanti molto a lungo, come Nazione e come abitanti della medesima: depredati, depauperati, senza speranza, senza futuro per noi o per i nostri figli. Morti viventi. Condannati alla povertà più totale non in un periodo di conflitti, ma di pace... Costretti a fare "sacrifici" che non finiscono mai e non portano a niente, visto che ogni anno la situazione è peggiore dell'anno precedente.
Moriremo virtuosi, con i conti (quelli altrui, ovviamente, non i nostri...) a posto. Una volta di più, la virtù (anche se in questo caso è falsa, non vera) produrrà morte, certo non vita.
Vittime di un Olocausto che non fa morti, ma si "limita" solo ad uccidere la nostra possibilità di vivere, per cui siamo vivi (in teoria), ma in pratica è come se fossimo già defunti. Costretti a un'esistenza di stenti in quello che pure avrebbe dovuto essere "il migliore dei mondi possibili".
Forse era questo che intendeva Francis Fukuyama quando scrisse della "fine della Storia"... In effetti siamo finiti, morti, privi di qualsiasi capacità reattiva, capaci solo di accompagnare lentamente un funerale, il nostro.
Lo spirito imbelle e non guerriero che è stato alimentato ad arte per decenni in questa Europa ormai del tutto incapace di svegliarsi non è stato dunque nutrito per fini di pace, ma per spegnere sul nascere qualsiasi velleità di rivolte, ideali o meno che fossero e possano essere.
Tutto si inscrive come sempre in un disegno che, man mano che passa il tempo, diventa più nitido e chiaro: SCHIAVI. Cui resta solo più una possibilità, visto che non sanno più lottare: FUGGIRE.
Penso che tutti, in un modo o nell'altro, ci stiano pensando o stiano agendo in tal senso: "vivere non è difficile, potendo poi rinascere...". Ma rinasceremo?? Chi pagherà per avermi depredato di una vita degna di questo nome...?
                      Piero Visani
 

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