giovedì 20 febbraio 2014

Perché scrivo

       Caro Andrea,
                                indirizzo questo post a te (tra parentesi, è il millesimo di questo blog), visto che gentilmente avevi sottolineato di non aver ben compreso il mio precedente post "Pagine".
                                         Prenderò la questione da lontano: divoratore di libri, fin dai tempi dei primi anni delle elementari, molto presto ho sentito l'esigenza di scrivere a mia volta e l'ho fatto a partire dalle scuole medie, sempre prendendo voti molto belli in Italiano.
                                           Durante la mia esperienza di assistente universitario (dal 1973 al 1976, a Storia del Risorgimento, Facoltà di Lettere, Torino), ho cominciato anche a scrivere di saggistica, con un po' di recensioni, partecipazione a volumi collettanei, il possibile contratto con la Feltrinelli per la pubblicazione di un libro sulle Forze Armate italiane dal 1861 al 1914.
                                      Poi è stato il momento dell'impegno politico e metapolitico, della mia partecipazione all'avventura della Nuova Destra italiana, delle più diverse collaborazioni giornalistiche.
                                     A un certo punto, poco oltre i trent'anni, mi sono per così dire ritirato a vita privata e, anche se ho continuato a scrivere (la mia bibliografia compare sul mio profilo LinkedIn), ho avuto il mio personale "riflusso nel privato".
                                      Poiché scrivere è sempre stata una mia forte esigenza interiore, ho cominciato ad utilizzare i miei scritti sotto forma di epistolario con persone cui tenevo molto, in genere donne. Questo epistolario si è fatto molto fitto e diversificato dopo l'avvento di Internet e della posta elettronica. E lo scrivere è diventato una mia personale forma di ricerca di anime che sentivo affini alla mia, anime che per me erano elette e con le quali coltivavo una corrispondenza talvolta anche parecchio intima.
                                         Questa abitudine è andata avanti per almeno due decenni e io sempre sapevo che, se una persona mi interessava molto, le scrivevo a mia volta molto, tutto intento a suggellare l'esistenza di un canale di comunicazione privilegiato tra le nostre anime.
                                            Ho mantenuto questa abitudine fino alla primavera-estate del 2012, quando una persona cui tenevo molto mi ha fatto notare, senza girarci troppo attorno, che la mia grafomania la stava infastidendo e che era meglio che smettessi.
                                            Sul momento, non la presi granché bene, ma poi mi resi conto che chi me lo aveva detto, preoccupata principalmente di liberarsi di me, mi aveva fatto un grande favore, rivelandomi un aspetto che io - molto ingenuamente - non avevo mai preso in considerazione.
                                            Feci così una lunga riflessione e decisi che, invece di diventare un perturbatore a livello individuale, avrei dovuto cambiare comportamento e scrivere per tutti, in particolare per quei pochi che volessero leggermi. La nascita del mio blog, "Sympathy for the Devil", fa parte di questa mia personalissima autoanalisi, e lo stesso vale per la successiva decisione di aprire un mio profilo su Facebook.
                                              Oggi non scrivo più per una persona in particolare, quindi, ma per chiunque abbia voglia di leggere me e le tematiche che di volta in volta mi piace sottoporre ai lettori. E' cambiato dunque il senso stesso della mia comunicazione: da privata e bilaterale a pubblica e multilaterale. Una volta sceglievo dei soggetti privilegiati, con cui intavolare un dialogo peculiarissimo; oggi scrivo per chiunque mi voglia leggere, ma spero comunque che quella antica fiamma si accenda ancora, con tutti.

                                                          Piero Visani

                                       
                               
                                         

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