mercoledì 26 febbraio 2014

The truth is out there

       Può essere una telefonata, una mail, un sms, una chat via Facebook, ma la consolazione infine arriva. Il senso di vuoto si attenua, tutto riacquisisce un significato.
       Che cosa ci resta in quest'epoca di follia, di conformismo, di lento scivolare verso il più assoluto dei totalitarismi? Ci resta qualche persona, la speranza di un dialogo vero con essa.
       L'età ci ha privato di residue speranze, anche se non è certo indispensabile sperare, per combattere, e allora, per riuscire a portare a termine la giornata, ci attacchiamo a quel poco di vita che ci resta, a quello che le burocrazie ancora non sono riuscite a portarci via del tutto - un minimo di libertà residuale, alla ricerca di soggetti a noi affini, con i quali affrontare la battaglia terminale per la sopravvivenza, prima, e la fuga, poi, dalla "Matrice".
       E' molto poco, se vogliamo, ma è quello che ci resta. In mezzo alla solitudine, all'alienazione, alla mancanza totale di dialogo e al circoscriversi del medesimo allo scambio di frasi fatte, povere di significanti e vuote di significati.
       Il solacium è l'incontro nell'oasi, la consolazione del dialogo con chi è come noi, il gusto della scoperta di un "altro da sé" che in realtà non è diverso, ma uguale, e con il quale l'incontro è una gioia.
       E' una delle poche cose che ci resta e a me pare davvero poco. Dovremmo vivere nel migliore dei mondi possibili, e invece, null'altro che un oceano di dolore e silenzio. Ma non sono in moltissimi ad accorgersene. Occorre selezionarli con cura, individuarli e prepararsi alla fuga, dapprima metaforica, ma poi - inevitabilmente - reale. Tra tutte le morti, quella per soffocamento sarebbe la più atroce.

                          Piero Visani


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