martedì 27 maggio 2014

I "diffusori di pubbliche virtù"


       Come soggetto risolutamente e convintamente dionisiaco, detesto le prediche, in genere opera di chi sa fare tutto meno che riuscire a vivere fino in fondo.
       Detesto le rinunce, specie se consigliatemi da quelli che mangiano sulle mie spalle e alle mie spalle.
       Detesto l'accusa di essere diffusore di pensieri violenti, perché non ho mai compito atti violenti e non ho mai tolto il diritto alla vita ad alcuno, anche se, per toglierlo, mica serve una violenza manifesta e rivendicata, basta un subdolo strangolamento progressivo.
       Sono notoriamente irragionevole e me ne vanto, perché in tal modo, a partire dai 35 anni o giù di lì, hanno smesso di darmi "buoni consigli", sapendo dove avrei mandato chi me li dava e cosa avrei fatto dei di lui consigli.
      Infine - e mi permetto di iterare una considerazione appena espressa - anche se ormai sono totalmente e convintamente anarchico, FATICO TERRIBILMENTE A PENSARE CHE, SE UN POPOLO VIENE STRANGOLATO DA PERSONE "RAGIONEVOLI, MODERATE E ILLUMINATE", ALLA FINE RISULTI "MENO MORTO".
E' la sempiterna logica demoliberale: siccome ti uccido "in nome del Bene", NON TI SENTI UN PO' MEGLIO, FIGLIOLO...? Non ti senti un po' meno morto?
Essere uccisi, d'accordo. Non essere presi per i fondelli è chiedere troppo?

                    Piero Visani

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