venerdì 16 maggio 2014

La fatica di vivere


       Se - come ci dicono un giorno sì e l'altro anche - viviamo "nel migliore dei mondi possibili", come mai in tutti noi, non necessariamente ottuagenari, è nitida la sensazione di un "mestiere di vivere" che si fa ogni giorno più difficile, sempre più affine all'attraversamento di un campo minato? Dove sta la discrasia, e la noto forse solo io (so bene che non è così, ma siamo ancora largamente minoritari...)?
       Perché non abbiamo più un'esistenza privata e tutto ciò che facciamo è soggetto alle regole del Leviatano? In che cosa divergeranno, tempo dieci anni, il totalitarismo "dolce" (dolce...?) dell'UE e quello della Corea del Nord? Nel fatto che a Pyongyang saranno più felici che nel Vecchio Continente?
La Statolatria ci ucciderà. Siamo già stati da tempo individuati come le vittime sacrificali del nuovo Moloch, che si autodefinisce liberale e che è invece il peggior totalitarismo mai comparso nella storia del mondo. 
       Ho un piccolo sogno privato per i miei ultimi anni: non sentire mai più parlare di Stato. Il mio odio per lui è quello più feroce, quello degli ex-innamorati, degli amanti traditi.

                       Piero Visani

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