mercoledì 21 maggio 2014

Sparire

       Sparire è una delle attività che maggiormente si confanno alla mia indole. Quando le situazioni si fanno pesanti, l'aria diventa irrespirabile, la sensazione di essere sopportati si accentua, non c'è nulla di meglio che prendere atto di quello che si è - persona non grata - e volare alla ricerca di nuovi approdi, di nuovi lidi.
       Non si tratta di un sentimento che riguardi esclusivamente la vita personale; anzi, investe in profondità anche quella professionale. Nei due casi, quando si dà fastidio a qualcuno, meglio togliersi autonomamente di mezzo.
       Può succedere - a me è successo - che uno senta la necessità di rincorrere persone cui teneva, ma il problema delle "minestre riscaldate" è che sono solo un'utopia individuale, quasi mai ricca di riscontri nel reale. Tuttavia, esse hanno un pregio: di aprire definitivamente gli occhi anche a chi li aveva (molto) chiusi e pure foderati di prosciutto. E così la seconda sparizione è quella definitiva e infine senza rimpianti.
       Del resto, chi come me scrive, chi si proietta quotidianamente sulle pagine di qualcosa, non sparisce mai del tutto e neppure muore, perché può sempre essere riletto, può lasciare traccia e memoria di sé, dei propri pensieri, speranze, aspirazioni.
       Io rileggo spesso le cose che scrivo e, se esse si riferiscono a eventi ormai lontani nel tempo, ritrovo emozioni e percezioni di un attimo, di una sera, di una cena, di un amore, di una passione. E' la mia personale forma di immortalità, e la coltivo con grande dedizione: a parte ciò che pubblico, ho diari personali che mi ricordano esperienze non meno personali. 
       Non ho mai pubblicato niente, o non ho ancora pubblicato niente, perché ritengo che i miei racconti non interessino ad alcuno, ma forse, prima o poi, cambierò idea. Pezzi di vita buttati via potrebbero essere in tal modo recuperati, ma io, in fondo, preferisco sparire, concentrarmi su me stesso e su chi mi vuol bene, per compiere - con loro e per loro - l'ennesima epifania. A ben guardare, la mia vita è molto simile a quella di un'Araba Fenice, e forse io l'ho amata e la amo proprio perché è stata così: ho vissuto morendo tante volte, ma agli altri, mai a me stesso e a chi mi ama davvero. Forse era proprio quello che cercavo.

                                  Piero Visani


      

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