venerdì 27 giugno 2014

Il documentalista

       Fin da ragazzo, ho palesato l'inclinazione a raccogliere ampia documentazione su tutto ciò che mi interessava, dalla storia alla comunicazione politica, dalla guerra alla musica popolare. Questo interesse mi accompagna ancora oggi e la ricerca documentaria è addirittura diventata una componente delle mie attività professionali.
       Forse proprio per deformazione professionale, con il tempo ho cominciato a raccogliere documentazione anche a livello personale, conservando lettere, bigliettini, mail. Nessun interesse morboso, ma la semplice preoccupazione di mettermi al riparo da certe contorsioni dell'animo delle persone, talora inclini a dire una cosa e a farne un'altra; oppure - il che è anche peggio - a negare prese di posizione, affermazioni fatte, giudizi pronunciati.
        Mi è talvolta capitato, di conseguenza, di utilizzare la documentazione in mio possesso per ricacciare in gola certe affermazioni avventate che erano state fatte a mio carico o - più sovente - per dimostrare in forma inoppugnabile che mi si stava mentendo.
        Quando queste cose accadono con una signora, spesso si entra in una dimensione davvero divertente, ai limiti del surreale: non potendo infatti negare l'evidenza, supportata da documentazione non manipolata né manipolabile, la malcapitata non ha altra possibilità che trovare rifugio nell'esegesi delle fonti, e così qualche volta mi è toccato di essere colui che "non capiva, non aveva inteso, aveva mal interpretato, era andato oltre le di lei intenzioni", etc. etc. Però nessuna ha mai voluto sottoporre le mie fonti, così scrupolosamente raccolte, all'arbitrato di un soggetto super partes... Tra l'altro, una delle cose che mi interessano di più, in linea generale, è l'esegesi dei testi, per cui sarei stato felice di vedere se un arbitro imparziale considerava le mie interpretazioni frutto di una corretta lettura dei testi o di vaneggiamenti da illetterato o di forzature da "maschio in calore".
       Nessuna signora mi ha mai voluto concedere questa soddisfazione e io - da perfetto gentiluomo quale spero di essere - non sono mai stato così indiscreto da sottoporre queste missive così personali e riservate all'occhio potenzialmente curioso di una terza persona. Però ogni tanto rileggo documentazioni di varie epoche della mia vita e mi chiedo se sono pazzo io, se erano bugiarde le mie controparti, o semplicemente se alcune persone cambiano i loro atteggiamenti come gli abiti. In tal caso, invece che negare l'evidenza, sarebbe sufficiente dire: "mio caro, ho voglia di cambiare abito!". L'ho cambiato tante volte anch'io e non mi sognerei mai di rimproverare a qualche esponente del gentil sesso una scelta così legittima. Cambiare è naturale, oltre che perfettamente lecito. Mentire è un po' più fastidioso, ed è per quello che è sempre utile raccogliere un po' di documentazione, così, tanto per evidenziare contraddizioni, repentini mutamenti di rotta, sbalzi umorali e comportamentali, bugie grandi e piccole. Ah, che figura noiosa e ingombrante, il documentalista...!

                                 Piero Visani
       

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