sabato 26 luglio 2014

Luci a San Siro

       Rifulgono, in questa serata di luglio, le "luci a San Siro" e, anche se non sono a Milano, il parallelismo con la celebre canzone di Roberto Vecchioni è inevitabile. Troppi sono gli anni che sto per compiere, e troppi i ricordi di tutta una vita.
       Eppure, in questa notte incipiente di luglio, gravida di pioggia e umidità, e caratterizzata da una temperatura che la fa sembrare più una sera di metà ottobre, la mia mente corre inevitabilmente al parallelismo tra i miei vent'anni e un presente che - nella canzone di Vecchioni - non è altrettanto fulgido e lo induce a guardare al passato con nostalgia, la nostalgia tipica di chi ha perduto un'innocenza e una gioventù che non torneranno più.
        Inevitabilmente mi chiedo se condivido anch'io un sentimento del genere e, dopo breve riflessione, la risposta è no. Certo, furono anni felici, ma lo furono davvero o tali paiono all'occhio benevolente e assolutorio della memoria? Quanti amori veri, storie degne di essere vissute, e quante rovinate o troncate a metà dalle "vestali del basso ventre", rigide regolatrici di un do ut des governato da regole assai severe, intrise soprattutto di pulsioni... ragionieristiche.
        Quante di costoro mi hanno complicato la vita? Quante me l'hanno frenata, inibita, costretta, approfittando del fatto che ero ingenuo, gentile, timido, riservato?
       Oggi - è vero - le "luci a San Siro" non sono quelle dei miei vent'anni e - a differenza di Vecchioni - non ho nemmeno fatto "i dané", però non ho rimpianti, non guardo al passato con occhio intriso di nostalgia, in quanto la vita non ha spento le mie passioni, mi ha lasciato molto uguale a me stesso, nel corso del tempo, e mi ha solo insegnato a riconoscere molto bene quelle celebri "vestali", così da non sprecare tempo, denaro, affetti, passioni, con soggetti che hanno un infinito amore per la "sovranità limitata" (la mia, ovvio...).
      Io, per contro, fedele ai miei gusti giovanili continuo a perseguire tenacemente l'esercizio della mia "volontà di potenza", selezionando accuratamente chi - come me - sa esercitarla senza considerazioni dettate dalla prudenza, dalla paura, dall'interesse, dagli ultimi colpi di un declinante potere seduttivo ("quella è all'85°", è solito affermare - con la consueta rudezza - un mio grande amico genovese, noto critico cinematografico con evidenti passioni calciofile...) e quant'altro.
       L'esperienza mi ha felicemente messo al riparo, alla mia non più verde età, dalle "ragioniere del corpo e dell'anima" e ora posso interfacciarmi con chi realmente condivide la mia visione del mondo. Non voglio più sprecare il mio tempo e non lo spreco. Audaces fortuna iuvat. E io ho avuto una grande fortuna.

                                               Piero Visani




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