lunedì 28 luglio 2014

Tacche

       Oggi pomeriggio, in auto, mi chiedevo ironicamente se qualche prode combattente non mi considerasse da tempo una tacca da esibire orgogliosamente sulla propria fusoliera (mi auguro ancora piacevolmente aggettante, nonostante l'inesorabile incedere degli anni) costellata di "vittorie", di distintivi di "abbattimenti confermati".
       Sono giunto alla conclusione che sì, sicuramente è così. Ne prendo atto e certo non mi lamento: ho combattuto, non ho vinto, ma sono più che sicuro di aver inferto notevoli danni a mia volta.
        Sono una tacca? Sì, è probabile. Una tacca di solitudine, vuoto e vita sprecata.
        Le mie "vittorie", certamente più rare, sono assai diverse: sono occasioni di incontro e relazione, non passerelle autoreferenziali, da rinnovare a infinito, sempre uguali a loro stesse, solo esercitate su "obiettivi" diversi. Tuttavia, è giusto che ciascuno si comporti come meglio crede. Per quanto mi riguarda, l'aspetto ironico è che avevo dedotto da tempo di essere stato considerato una "mezza tacca" ed essere lievitato infine a "tacca intera" per me costituisce un grande progresso... Non si può essere apprezzati da tutti, no?

                     Piero Visani

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