martedì 19 agosto 2014

Dei diritti e delle pene


       L'Italia è un Paese con un forte "sense of humour": nostro, perché non abbiamo ancora preso in mano le armi, e dei "tutori dell'ordine" (ordine...? Quale?), i quali devono essere affetti da cecità assoluta o da malinteso, ma molto malinteso, ma malintesissimo senso del dovere (dovere...? Quale? Verso chi? Verso i poteri costituiti? E chiedersi "come costituiti", quello mai, vero...?).
       La questione molto semplice è che, per poter avere dei doveri, occorre avere anche - e numerosi - diritti. Ma noi italiani ne abbiamo ancora, di diritti? Non mi pare proprio. Abbiamo solo doveri. Come tali, non siamo più CITTADINI, ammesso e non concesso che lo siamo mai stati. Siamo solo SUDDITI di uno Stato che con noi è autoritario e si avvia a diventare totalitario. Uno Stato a discrete connotazioni razziste, perché tutto ciò che NEGA a noi lo concede, molto generosamente, agli allogeni.
       Su questo sfondo, trovo anche un po' singolare la definizione di cittadini di serie B, riservata a tutti coloro che sono vittime (spesso complici) di tale sistema iniquo. In realtà, siamo solo SUDDITI, chiamati a obbedire, pagare e chinare il capo sempre e comunque. Una volta c'era la foglia di fico del chiamarci a votare ogni qualche anno in elezioni dall'esito scontato. Ora anche in quel campo molto è cambiato, perché si vota sempre, ma poi i primi ministri sono "di nomina regia", come tutto il resto.
       Su questo sfondo, l'elogio dell'oligarchia tessuto giorni fa da Eugenio Scalfari ha, ai miei occhi, un pregio grandissimo: è sincero: "noi siamo noi e voi nun siete etc. etc."
       Nulla che non si sapesse, ma magari qualcuno dei più distratti e ottusi infine capisce e si sveglia...

                                       Piero Visani

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