lunedì 25 agosto 2014

Il numero è potenza


       Ci fu chi, in passato, venne sbeffeggiato atrocemente per una frase che conteneva invece una verità profonda, quella per cui il numero è realmente potenza.
       Certo, molto dipende dalle dimensioni di quel numero, ma provate a pensare il danno che farebbe - ad esempio alla Cina - un attacco nucleare massiccio: alcune centinaia di milioni di morti, a volerli davvero sovrastimare. E i circa 900 milioni/un miliardo di cinesi che sopravviverebbero, pensate che sarebbero ragionevoli o vagamente irati...?
       Lo stesso ragionamento può valere quando si straparla di "terrorismo islamico": per quale ragione ricorrere a una pratica che spesso crea il vuoto intorno a chi la usa, quando ad esempio l'Europa si riempie giorno dopo giorno di devoti musulmani, con un tasso di natalità molto superiore a quello degli europei?
       Sarà il tempo a fare il suo corso e a stabilire i nuovi rapporti di forza. E LA FORZA - come sempre - AVRA' RAGIONE SU QUALSIASI ALTRA CONSIDERAZIONE, perché è una delle componenti fondamentali di tutte le dinamiche di conflitto (politico, militare, economico, etc.).
       Ovvio che si può e si deve dissentire da queste mie parole, ma non bisogna mai dimenticare che i "pacifici" sono assai diversi dai "pacifisti" e che un impero come quello romano è durato secoli non trascurando mai troppo l'aureo principio per cui "si vis pacem, para bellum".
       Il vero problema, semmai, è che, dopo la lunga guerra civile della prima metà del Novecento, l'Europa è stata mentalmente e culturalmente castrata perché non potesse più dare in alcun modo fastidio ai suoi nuovi padroni - USA e URSS, all'epoca - e che ora avrebbe bisogno di una profonda riflessione politica, metapolitica e geopolitica per tornare ad essere quello che dovrebbe essere, una "comunità di destino".
       Purtroppo, essendo governata da ascari degli Stati Uniti, non potrà porsi un obiettivo del genere se non si affrancherà in qualche modo dalla loro ingombrante presenza, ad esempio puntando lo sguardo verso Est e verso la Russia, ma è difficile pensare che questo possa essere fatto da quell'aborto pseudopolitico che è la UE. Nel frattempo, però, i suoi equilibri demografici interni continuano a mutare e certamente alcuni Paesi, nel suo ambito, potrebbero presto inglobare una componente islamica sempre più numerosa. E il numero - come si diceva all'inizio - è potenza e la natura ha orrore del vuoto, di qualunque forma di vuoto.
       Chiamarsi fuori dalla Storia è stato un errore tragico: chi non possiede eserciti propri, è naturalmente destinato ad "ospitare" sul proprio suolo eserciti altrui. Finis Europae, un tempo con la pancia piena, ora povera, vecchia, imbelle e senza futuro. Le civiltà muoiono, proprio come gli esseri umani, e quella europea è alla fine, anzi oltre la propria fine. E' già morta.
Una speranza, tuttavia, a mio giudizio ancora la nutre, da "cadavere in (relativa) buona salute": giocare una partita nuova, fuori dai vecchi schemi, guardando ai disperati del mondo come a un'opportunità, non come a un pericolo. Ma occorre fare tabula rasa di tutto ciò che fino ad oggi abbiamo pensato in forma antagonistica, per iniziare a pensarlo in forma sincretica. Obiettivo estremamente stimolante, ma da classi dirigenti accorte, acculturate e amanti del rischio. Voi ne vedete...?

                      Piero Visani

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