martedì 9 settembre 2014

Strategia mediatica


       Capisco e condivido gli entusiasmi, ma credo che l'attribuzione - a un certo numero di giorni di distanza dal voto - della quota del 51% agli indipendentisti scozzesi sia, molto di più che il riconoscimento di una minaccia potenziale da parte degli unionisti, la scaltra e prevedibile "chiamata alle armi" ad opera dei medesimi.
       E' vero che una scelta del genere può rincuorare il fronte indipendentista e indurre molti indecisi a passare dalla parte del prevedibile vincitore, ma ha pure il non secondario effetto di rinsaldare il fronte unionista e, al tempo stesso, di sviluppare il timore che il nemico sia alle porte, inducendo anche gli unionisti più tiepidi ad andare a votare.
       La strategia mediatica - a tutt'oggi disconosciuta da molti come una scienza arcana e per nulla credibile - è in realtà saldamente a cavallo tra "realtà virtuale" e "virtualità reale", e quanti elettori comuni sono in grado di discernerne le sottigliezze?
       Se si vota eminentemente in base a scelte emotive ed empatiche, creare emozioni è una suprema tattica di "storytelling" politico e fa sembrare naturale, e magari filo-indipendentista, quello che in realtà è soprattutto un "colpo basso" con intenti filo-unionisti.
       Come sempre e più di sempre, "la prima vittima del conflitto è la verità", ma oggi si potrebbe più tranquillamente dire: la realtà...

                        Piero Visani

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