venerdì 24 ottobre 2014

Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Rivoluzione e dell'Impero - 5

Parigi, 3 Frimaio, Anno 4


Mia cara Amica,
                                 quello che temevo è avvenuto. Pochi giorni dopo il nostro splendido primo incontro, sono stato convocato al Comando dell'Armata dell'Interno dal suo titolare, il generale Napoleone Buonaparte.
                                 Come suggeriscono nome e cognome, alquanto singolari, si tratta di un ufficiale corso, assai caro a Paul Barras, l'uomo forse più influente del neonato Direttorio. Il generale Buonaparte, infatti, è stato colui che ha represso con vigore l'insurrezione realista del 13 Vendemmiaio scorso e questo lo ha reso particolarmente gradito alla nuova dirigenza politica.
                                  Credetemi, cara Béatrice, il personaggio è singolare: di statura media (anche se forse sembra più piccolo di quello che è realmente), molto magro, due occhi spiritati ma che trasmettono autorevolezza e carisma, credo intimorisca un po' tutti con la sua grande personalità. Di poche parole, non dà confidenza a nessuno ed impartisce solo ordini bruschi, scanditi con tono perentorio.
                                   Quando mi sono presentato a lui, è stato gentile, ma non mi ha lasciato scelta: mi ha detto che intendeva inserirmi nel suo Stato Maggiore, ma non mi ha chiesto se accettavo o se fossi d'accordo. Mi ha assegnato un ufficio, un attendente e una gran mole di lavoro. Ho chiesto timidamente quando dovessi prendere servizio e la risposta è stata perentoria: "subito!".
                                       Dopo pochi giorni nel mio nuovo incarico, ho capito che si tratta di un personaggio davvero singolare: lavora a ritmi molto sostenuti, per non dire forsennati; fa decine di cose contemporaneamente, pretende moltissimo da tutti i suoi subordinati e ha frequenti esplosioni di collera.
                                      Non pensate a qualche semplice esclamazione stizzita. No, sono autentici scoppi d'ira, durante i quali comincia ad urlare e ad apostrofare tutti in una lingua che non conoscevo e che mi dicono essere italiano. Il suo insulto preferito è "coglione", l'equivalente italiano di una parola francese per nulla adatta alle orecchie di una signora, e lo distribuisce con grande generosità, non astenendosi anche dal rifilare - a soldati, sottufficiali e anche giovani ufficiali - poderosi manrovesci, che tutti subiscono in silenzio.
                                       Egli è di fatto circondato da una autentica atmosfera di terrore, ma Vi devo confessare che è comunque una forma di terrore non solo timorosa, ma anche rispettosa, poiché il suo carisma personale è formidabile e la sua personalità assolutamente magnetica.
                                       In ogni caso, il generale Buonaparte, se vede che un ufficiale al suo comando esegue prontamente e rigorosamente gli ordini, sa anche essere gentile e comprensivo. Essendomi accorto di ciò e avendo lavorato una media di 14 ore al giorno, per i primi giorni di servizio, mi sono azzardato a chiedergli un permesso serale per venirVi a trovare, se accetterete di incontrarVi con me in uno dei prossimi giorni. Temevo una risposta negativa e invece mi ha sorriso complice e mi ha detto: "sono sicuro che andrete a trovare una certa signora. Fate bene, impiegate bene il Vostro tempo, ella lo merita di sicuro"...
                                      Vedendo la sorpresa dipingersi sul mio volto, il generale ha sorriso e mi ha detto: "mio caro S., sono il comandante in capo dell'Armata dell'Interno, non penserete davvero che io non abbia i miei informatori...".
                                         In effetti, mia cara Béatrice, non solo deve averli, ma anche molto bene a conoscenza delle cose...
                                             Questa breve missiva Vi sarà recapitata, come sempre, dal mio fedele Marbot. Leggetela e vergategli - se potete - una breve risposta con luogo, data e ora del nostro prossimo incontro. Farò in modo di esserci e, in ogni caso, ve ne darò conferma. 
                                               Anelo a vederVi quanto prima. Vi prego di non farmi troppo attendere.
                                               Vi bacio rispettosamente la mano.

                                               Vostro  L.






    Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Repubblica e dell'Impero è un racconto in forma epistolare scritto da Piero Visani
                                               
                                            
        
                                

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