venerdì 14 novembre 2014

Carità... pelosa


       E' singolare come, in alcune banche che non hanno superato lo "stress test" dell'Unione Europea, in queste settimane sia tutto un fiorire di nuove fondazioni e di iniziative "caritatevoli": mostre, iniziative in favore dei "diversamente abili", e via discorrendo.
       A parte la natura di queste iniziative - chiarissima a chi non sia una patetica "anima bella" - giova altresì notare come queste siano davvero molto "caritatevoli", visto che in genere la cura delle medesime, o la stesura dei cataloghi o la realizzazione delle fotografie (se si tratta di mostre) siano in genere affidate a figli, parenti o affini di consiglieri di amministrazione (presenti, passati o... futuri) delle banche stesse.
      Nulla da dire, visto che la carità fatta a se medesimi e ai propri cari (termine da intendersi in senso lato) è la più diffusa tra le carità italiane...
       Non è un'affermazione generica, la mia: si consiglia di sottoporre alcune delle iniziative "caritatevoli" più recenti delle banche testé citate a un'attenta disamina: si scopriranno parentele, contiguità e affinità decisamente interessanti... Alcune anche da denuncia, ma chi potrebbe voler colpire la "virtù"...?
       Niente moralismi, ovviamente: fare la carità a se stessi e ai propri cari è legittimo. Non so quanto nobile e neppure quanto sociale, ma legittimo: dallo "stiamo lavorando per voi" al solito "stiamo lavorando per noi"!
       Anche questa è una forma di "diversa abilità", del genere "me la canto e me la suono".
       Mi chiedo se i protagonisti di queste patetiche farse si sentano anche "migliori" dopo aver compiuto questi "nobili gesti". E, avendo avuto la sfortuna di conoscerne alcuni, direi proprio di sì: talvolta sono talmente stupidi (o talmente falsi) da non saper distinguere tra carità vera e carità pelosa. Per loro, infatti, si identificano...

                         Piero Visani

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