giovedì 12 febbraio 2015

Cinquanta sfumature di grigio

        Non ho visto e non vedrò il film, che debutta oggi nelle sale italiane. Posso dire che ho cercato di leggere il primo dei libri della omonima trilogia, ma ho rinunciato presto, sommerso dagli sbadigli.
       Il delicato tema delle parafilie non andrebbe trattato da persone che ne capiscano solo - e malamente - l'estetica o qualche goffo ritualismo (che essi interpretano come goffo in quanto goffi nell'anima), ma esclusivamente da soggetti che ne condividano le ricche valenze in termini di esplorazione della psiche e dell'amore, nella sublimazione delle più coinvolgenti forme di erotismo, nello scavo della totalità degli abbandoni.
       A ben guardare, è la stessa differenza che c'è tra turismo e viaggio. E, da questo punto di vista, la trilogia di E.L. James è turismo di massa da villaggio vacanze, privo di qualsiasi profondità esperienziale, è noia organizzata, è voglia di richiudersi in un piccolo recinto e provare i brividi (?) tipici delle vacanze organizzate...
       La trilogia della James sta alla buona cucina come un McDonald's sta a un ristorante pluristellato affidato alle cure di un grande cuoco: molto semplicemente, non è.
       Manca la dimensione del viaggio, manca lo scavo psicologico, manca la colossale empatia che è necessaria per percorrere realmente - e farlo in due - itinerari on the borderline. Ma, per l'appunto, itinerari, non gite in pullman per acquistare pentole...
        Mi immagino le tonnellate di risatine pruriginose che questo film provocherà in un esercito di inibiti e sessualmente repressi. E' forse anche per non sentirle che non sono andato a vederlo. Francamente, ascoltare le modalità con cui i sessualmente repressi cercano di sviare le loro repressioni è penosissimo, mentre assistere alla mercificazione delle pulsioni della psiche di fronte alla fantastica varietà dell'eros è desolante. Ma questa è l'essenza della contemporaneità: ridurre tutto alle percezioni di chi percepisce solo lo squallore della più piatta banalità, in qualsiasi campo, e considerare "trasgressiva" tale penosa farsa.

                      Piero Visani



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