domenica 22 febbraio 2015

Il diritto di cittadinanza

       Incremento del 120% dei furti nel Nord-Ovest italico, e di percentuali non troppo inferiori nel resto del Paese. I media ne parlano come se fosse un problema strettamente individuale e sono prodighi di consigli su come difendersi dai ladri.
       Il senso dello humour non è molto diffuso, qui da noi, altrimenti dovrebbe essere chiaro a chiunque che gli italiani non sanno difendersi dai ladri, altrimenti non avrebbero i governanti che hanno.
       Ciò premesso, mi sorge una piccola domanda: ma lo Stato, in questo Paese, ammesso e non concesso che ancora esista, che diavolo ci sta a fare? Non garantisce niente a nessuno, salvo che alla "casta", e agli altri cittadini dice: sono cavoli vostri, vedete di cavarvela da soli.
       Se uno non è proprio del tutto cieco, ormai è evidente che in Italia lo Stato non è altro che una gigantesca macchina repressiva, e il cittadino un suddito sfruttato che ha un solo obbligo: pagare, sempre e comunque, per garantire la sopravvivenza della medesima. Diritti zero, doveri tanti. E, oltre alle tasse folli, uno dovrebbe anche spendere migliaia se non decine di migliaia di euro per garantire la sicurezza passiva della sua abitazione.
       Lo Stato, lui, non se ne preoccupa minimamente, anzi si preoccupa solo di tutelare il "diritto alla sopravvivenza" della "corte dei miracoli" che insozza le nostri città. Che tutto questo sia democrazia, mi diverte alquanto, e forse davvero lo è, nel senso che è il peggiore e più iniquo dei regimi totalitari possibili. Siamo ormai alle corvées, peccato che non molti sappiano che si trattava di prestazioni gratuite al potere tipiche dell'Ancien Régime. Non male, come riferimento politico per una "Sinistra" di governo...
       E dire che molte "anime belle" paiono tuttora non accorgersene (o fare finta di) e che altre "non vorrebbero gettare via il bambino con l'acqua sporca". Peccato che non ci sia alcun bambino, ma un "cadavere in pessima salute", che ha inquinato anche l'acqua e il catino.

                         Piero Visani





Nessun commento:

Posta un commento