mercoledì 20 maggio 2015

Riflessione sulle fonti (di reddito)


       Una delle ragioni per cui, dal 1996, non mi sono mai più occupato di politica, se non come svagato commentatore privo di lettori, è stata la lucida constatazione che i miei connazionali ed io non condividiamo la stessa "polis".

       In effetti, in questo Paese uno può fare l'antifascista, l'anticomunista e l'anti qualsiasi cosa, ma NON può fare l'antistatalista. Abbiamo - è vero - una delle tassazioni più elevate al mondo (in cambio di ben pochi servizi), abbiamo un fisco che "rivaluta", per "liberalità", quello dell'URSS staliniana, ma, se solo uno prova a toccare lo Stato, "il buio scende intorno a lui".
       Buio e gelo.
       Ci sono, sì, le sempiterne tirate contro "Roma ladrona", ma sono soprattutto folklore, perché, quando poi ha inizio la fase dei "conti della serva", l'italiano medio comincia a farne due (di conti) e si chiede: ma come posso seguire i fanatici dell'antistatalismo? Dove andrei a ramingare uno stipendio pubblico, che da noi, nella maggioranza dei casi, E' UN VERO REDDITO DI CITTADINANZA, IL vero reddito di cittadinanza?
       Ovviamente non voglio generalizzare, non si deve farlo mai, ma quanti italiani interpretano lo stipendio pubblico in tal modo? Debbo ricordare certi servizi de "Le Iene"? E' vero, è uno stipendio mediamente basso, esclusi i privilegiati della casta (che peraltro non sono così pochi...), ma qual è l'impegno che richiede in cambio?
       So bene che ci sono migliaia di statali che fanno il loro dovere fino in fondo, così come ci sono non pochi lavativi nel settore privato, ma non è quello che volevo sottolineare.
       Mi premeva evidenziare che, se scrivi contro lo Stato, in Italia ti fai il vuoto intorno. Ho fatto un calcolo partendo dai miei interventi su FB e, se faccio polemica politica, posso arrivare anche a 40 "mi piace", che possono salire a oltre il doppio nel caso di polemica storica.
       Se invece faccio polemica contro lo Stato, è tanto se arrivo a 5. Il perché è semplice: da noi lo Stato è la mamma, la mamma di tutti. E come si fa a rinnegare la propria madre? Noi siamo i suoi bambini, e lei "amorevolmente" ci mantiene, dalla culla alla tomba. Cosa farebbero, in molti, senza la pensioncina della zia o della nonna, cui attingere in caso di difficoltà? Uno potrebbe spiegare che si tratta di un terribile circolo vizioso, ma, più che impossibile, è inutile. A noi, per la precisione a voi, piace vivere così. Evita di affrontare i pericoli del mondo, consente di svolgere un'esistenza di tipo uterino: nessuna conoscenza di ciò che ci circonda, ma nessun pericolo. Così, credendoci ben vivi, siamo morti come popolo e Nazione. Un classico esempio di eterogenesi dei fini: la "certezza" (ahahahaha, questa mi fa proprio ridere, pensando ai "pensionati" del futuro!) del domani in cambio della "cronaca di una morte annunciata" (e procurata).
       Ma - si sa - "de gustibus non disputandum".

                             Piero Visani