giovedì 11 giugno 2015

Mondi paralleli

       Località di mare. Varie. Plurinazionali.
       Paesaggi che mutano con la rapidità dei drammi, piccoli e grandi, che ospitano.
       Prima del confine, la chiassosa multiculturalità di uno Stato senza più identità, dignità o legge. Turbe di disgraziati che vagano qua e là, alla ricerca di un passaggio verso improbabili futuri migliori.
       Al confine, controlli di polizia aventi un unico obiettivo: non far passare extracomunitari. Poi sei subito negli pseudoparadisi a metà prezzo (e anche meno) dell'Europa degli Stati assistenziali: mandrie di anziani e anzianissimi, tenuti in vita dalle flebo, dalle pensioni e dal fatto che l'esistenza di un soggetto semplice e ameboide è certamente destinata a durare di più di una di un soggetto vivace e complesso.
       Non camminano, si trascinano. Non parlano, grugniscono o fissano con occhio spento un infinito che per loro - a te non lo toglie alcuno dalla testa - è dannatamente finito.
       Il tutto in mezzo a trappole grandi e piccole del turismo di massa, mentre sulla spiaggia si rosolano le salamandre. Tra queste ultime, la più "geniale" azzarda un "questa sì che è vita!" e tu non sai se ti venga più da ridere o da piangere.
       Qualche chilometro più in là, il mondo dei privilegiati internazionali celebra i suoi affari (di giorno) e i suoi parties (la notte). Il resto della giornata è riservato a turisti non per caso le cui movenze stanno diventando sempre più militaresche. Sventolano, nei "reparti" un po' sgangherati (e invero molto avanti con gli anni) che dal Casinò scendono verso il porto e da lì risalgono verso la Rocca, i vessilli di nazioni che forse un tempo furono tali e che ora altro non sono che stanche insegne della finis Europae. "Ciceroni" anch'essi non troppo giovani di tanto in tanto innalzano i loro vessilli, si comportano come sbandieratori o mossieri, e il piccolo o grande reparto che li segue si arresta, o riprende la marcia, o si schiera in quadrato per la spiegazione del momento.
       Li osservi mentre - patetici - scrutano con occhio bovino i resti di quello che fu un celebre circuito automobilistico o mentre si fanno descrivere le glorie di una nota dinastia di pirati (un tempo) e pescecani (attuali).
       Aleggia un senso di morte, su tutto, e il calore del sole lascia esalare fetidi miasmi. Di tanto in tanto, le elette schiere dei turisti provenienti dallo Stato che domina il mondo ti superano baldanzose, comportandosi da padrone e riempiendo l'aere dei loro "ah, oh, nice, funny".
      Fuori da questi topoi, si celebra la festa del denaro e della merce, e ne individui nitidamente i protagonisti, i quali, per distinguersi e farsi distinguere, rifiutano comprensibilmente l'ostentato straccionismo riduzionistico del turismo di massa, esibendo ex inverso un'eleganza volutamente sovrarappresentata.
       Guardi, rifletti, e ti chiedi se le spinte al governo mondiale derivino più dalla brama dei lupi o dalla soddisfatta stupidità delle pecore. E sai bene che il tuo è un interrogativo dannatamente retorico: basta guardarti intorno e vedere con quanto ostentato ribrezzo i pochi rappresentanti dei primi che ti capita di incontrare prendano le distanze dalle sciamannate orde dei secondi.
       Come spesso succede, una passeggiata può valere più della lettura di molti trattati sociologici. Se poi abbini la prima ai secondi, sei pronto al suicidio...

                                 Piero Visani