mercoledì 1 luglio 2015

Portinerie

       Di ritorno da un convegno, mio figlio mi racconta cose che mi fanno tornare a trent'anni fa, ai tempi delle mie personali esperienze convegnistiche. Il quadro di fondo è sorprendentemente simile: un gruppo di persone che si interroga su certi aspetti dell'umano, o che vorrebbe cambiare il mondo (se il convegno è politico) e, nel farlo, si rivela sorprendentemente "umana, troppo umana".
       Il bestiario mi è noto: c'è quello che se la tira, la "profumiera", la single sempre più single intenta a vedere ovunque (meno che in se stessa e nelle sue turbe vagamente onanistiche) i presunti (o auspicati...?) violatori della sua integrità sessuale, e via discorrendo.
      Mi viene da sorridere. Quando decisi di dare un taglio netto a questo tipo di esperienze "umane" e ritirarmi a vita privata, avevo qualche anno in più di quanti ne abbia adesso mio figlio (diciamo 35 invece che 32). Tuttavia, essendo andato ad abitare in cima a una collina ed essendomi disinteressato del mondo circostante, pensavo - nella mia ingenuità - che qualche cosa fosse cambiata. Invece no, la "corte dei miracoli" (ma quali...?) è ancora tutta là, a celebrare i propri stanchi riti, a parlarsi addosso, a pretendere di cambiare il mondo senza cominciare da se stessa.
       Le conventicole sono quanto di più autoreferenziale possa esistere, nel senso che alimentano da sé la propria non-vita. Sono come Hitler nel bunker di Berlino: immaginano una realtà che non esiste, se non - per convenzione - nei loro vaneggiamenti. E interpretano tutto non come un contenuto culturale, ma come una portineria, per cui c'è Tizio che sparla di Caio il quale a sua volta sparla di Sempronio, che naturalmente tornerà a sparlare di Tizio. Tutto diventa virtualità reale, perduta nell'assoluto Nulla. La vita, la vita vera, è lontana mille chilometri, tanto che un garbato invito può diventare addirittura un tentativo di aggressione sessuale (magari anelata, ma certo nemmeno provata).
        L'unica cosa che è bene accetta sono gli inviti e il pagamento dei conti (altrui). In quello mio figlio eccelle e infatti è gradito da molte interlocutrici: paga molto e non chiede niente. Gli uomini scioccamente ingenui hanno sempre un grande successo, tra le piccole profittatrici di professione.
       La mia consolazione è che, ad un certo punto, anche i più ingenui si fanno furbi e cominciano a vedere lucidamente la palude (o la cloaca...?) in cui sono immersi. Il tempo è dalla sua parte.

                                Piero Visani