domenica 16 agosto 2015

Riflessione amara


       Se pensiamo a cosa ottenuto da pochi individui nel secondo conflitto mondiale, come il testé defunto Emilio Bianchi nella celeberrima "notte di Alessandria" del 19 dicembre 1941, si comprende agevolmente come la dimensione statale - con i suoi radicati meccanismi di raccomandazione, selezione alla rovescia e talvolta anche intesa con il nemico - sia, per l'Italia e gli italiani di buona volontà - quelli che per eccellere si affidano alle loro qualità personali e al merito, e a null'altro - una spaventosa palla al piede che ne ha affossato il destino storico e tuttora ne affossa il presente.
       Del resto, sono ancora frequentissimi i casi dei soggetti di valore che nel nostro Paese fanno gli operatori di "call center" o i commessi, e poi, approdati con molte fatiche all'estero, raggiungono in non pochi casi posizioni di assoluta eccellenza.
       Il problema - allora come ora - è la classe dirigente, la quale fa talmente orrore da poter sperare di tramandarsi solo per cooptazione, perché, se ciò dovesse accadere in qualsiasi altro modo, verrebbe spazzata via in un attimo.
       Tuttavia - e non bisogna farsi illusioni in proposito - tale classe dirigente orribile trova il più solido supporto nel cittadino medio, il quale, animato com'è da un unico valore realmente fondante - l'invidia - preferisce essere governato da inetti arrivati nei posti di comando per raccomandazioni, sponsorizzazioni e cooptazioni (una pratica che corrisponde, a diversi livelli, a quella che il cittadino medio ha seguito e spesso deliberatamente perseguito nel suo piccolo) piuttosto che da persone di valore, le quale gli farebbero misurare, dal vivo, tutta la sua inettitudine. Questo, per il piccolo burocrate medio italico, che alligna soddisfatto di sé in uffici pubblici e privati, preoccupato solo di cassare e vietare tutto ciò che di bello e nuovo gli avviene intorno, è una prospettiva francamente intollerabile. Così, preferisce sprofondare adagiandosi sulle pratiche già note piuttosto che tentare una strategia di salvezza.
       Tutti morti, sì, ma tutti uguali. L'italiano non è così individualista come abbastanza erroneamente si ritiene: lo è per le trasgressioni da strapazzo, ma per le cose positive e feconde è rigorosamente egalitario.

                       Piero Visani