venerdì 9 ottobre 2015

Perché Roswell


       Il problema degli "incontri ravvicinati di vario tipo" accompagna la storia dell'umanità dalla notte dei tempi. Alcuni ne sono particolarmente interessati, altri lo fanno oggetto di lazzi e frizzi.
      Chi scrive - e naturalmente anche e soprattutto mio figlio, molto più esperto di me sul tema - non ne ha una visione fideistica, ma che è frutto di un progressivo approfondimento di ricerche.
       Il motore di chi indaga su qualsiasi evento è l'ampliamento del patrimonio di conoscenze in merito all'evento stesso. Nessuno si considera portatore e tanto meno detentore di verità, ma si raccolgono testimonianze, per sottoporre tutto a revisione continua.
       Non è un compito facile, nella società dell'infinito presente, poiché si viene spesso accusati di visionarismo e complottismo, mentre nulla di tutto questo ha a che vedere con i comportamenti e gli intendimenti di chi vuole ampliare il campo delle conoscenze umane.
      Il caso di Roswell è di estrema importanza perché - per la prima e unica volta nella storia degli incontri con potenziali alieni - fonti militari ufficiali ammisero che esso fosse avvenuto, salvo poi essere smentite "dalli superiori".
       Tale smentita, tuttavia, nulla toglie alla crucialità dell'evento di Roswell e soprattutto nulla toglie al fatto che tutte le cose umane vanno avanti grazie al continuo ricorso al dubbio, il dubbio creativo e stimolatore. Solo le fedi si basano su certezze e mio figlio, proprio in quanto cresciuto da me, è soggetto che non nutre fedi, ma solo amore per la conoscenza e il dubbio.
       Ci è capitato spesso, nelle varie cose di cui rispettivamente ci occupiamo, di subire sberleffi da quanti si nutrono di certezze. Nessun problema, siamo sempre andati avanti per la nostra strada, perché abbiamo l'umiltà intellettuale di comprendere che non siamo depositari di verità, ma solo semplici ricercatori. Ci piace scavare. L'accettazione acritica dell'esistente, quella che ti fa dubitare di eventi come Roswell, ma accettare, per di più in un silenzio complice, la virtualità reale creata dalla politica e dai suoi manutengoli, non fa per noi. Non farà mai per noi.
       Se qualcuno di Voi vorrà presenziare alla conferenza di venerdì prossimo, sarà il benvenuto.

                                Piero Visani