domenica 15 novembre 2015

Sympathy for the Caliph


       Bassa Langa. A seguito dell'intuizione di qualche "genio", mi ritrovo a pranzo in un ristorante in genere gradevole. Ma è domenica, ahimè, e greggi e mandrie devono distrarsi.
       Mi ritrovo così a fianco di una comitiva ligure particolarmente chiassosa, di cui vengo a sapere praticamente tutto, abitudini sessuali comprese. Tre uomini e tre donne cui consiglierei vivamente lo scambismo, così si divertirebbero di più ed eviterebbero di parlare a voce tanto alta, preferendo i sommessi sospiri dell'erotismo elegante, magari anche in fascia pranzo.
      Tutti dipendenti dello Stato, senza figli, raccontano di come in ufficio non si ammazzino di lavoro e di come approfittino alla grande di tutti i "benefits" che il Welfare State concede loro: da ogni forma di visita medica, alle terme, a quant'altro. 
       La disputa più vivace si accende quando discutono di condizione pensionistica, esito cui sono apparentemente assai prossimi, nonché interessatissimi.
       Sono laureati e dirigenti, ad occhio.
       E' straordinariamente utile osservare la borghesia italiana da vicino, perché si capisce il dramma di un Paese. Parlano di tre-quattro cose al massimo, tutte molto intellettualmente esili (amo gli eufemismi...), non si avventurano in terre ignote (e credo sia molto meglio per loro) e, nei rari casi in cui lo fanno, occorre trattenersi dal ridere o dal piangere (scegliete voi).
       Il cibo offerto dal locale sarebbe buonissimo, volendo anche esaltato dal tartufo (che peraltro io non amo), ma la colonna sonora rivaluterebbe i film di Alvaro Vitali, perché, quando costoro aprono la bocca, si alternano tra flatulenze e meteorismi concettuali.
       Uscendo (ho cercato di mangiare in fretta per fuggire a respirare aria pura), vedo due loschi figuri provvisti di ampio borsone entrare con aria decisa nel locale e mi sgorga dall'anima - impetuoso e convinto - un "Forza Califfo!". Mia moglie, sempre soavemente torinese, mi chiede con aria mefistofelica: "Ma ti piace ancora Califano"?

                                               Piero Visani