giovedì 10 marzo 2016

Il tempo delle mele...coraggiose

       Il nobile e coraggioso gesto di Sophie Marceau, che ha rifiutato la "Legion d'Onore" che le era stata conferita dal presidente Hollande in quanto per nulla desiderosa di condividerla con il principe di una dinastia di "tagliateste", invece che di "tagliagole"... (evidentemente, a differenza di Hollande, non percepiva la differenza esistente tra le due pratiche), evidenzia quanto sia facile, se si ha coraggio, prendere le distanze da un sistema di potere che di una cosa più di altre ha bisogno: di attestazioni di coraggio da parte di chi, agli occhi del cittadino comune, ha più potere e prestigio di lui. 
       Se il buon esempio viene dall'alto, anche l'"uomo della strada" sarà incline a non chinare sempre e comunque la testa, ad essere cittadino e non solo suddito. Già Gérard Depardieu ha compiuto dei gesti coraggiosi, rifiutando la fiscalità folle (più folle di quella italiana, nel complesso, ed è tutto dire...) e le scelte filo-americane della Francia attuale. Anche intellettuali di vario orientamento (da Onfray a Zemmour a molti altri) hanno preso le distanze dalla deriva "totaldemocratica" in cui la Francia è immersa, come tutto l'Occidente, e queste prese di posizione fanno ben sperare, perché ciò che oggi deve fare più paura è il totalitarismo unanimista e riduzionista, che si conclude in un atto di ossequio ai potenti di turno; atto di ossequio che, se viene da personaggi ben dotati di fama e soldi, non può che indurre all'omologazione dei comportamenti molti cittadini che su queste risorse non possono contare ed hanno paura di esporsi.
       Questa linea di resistenza, in Francia sempre più evidente, si spera possa rafforzarsi e abbandonare progressivamente i comodi e conformistici lidi "moderati", per puntare verso scelte di alto profilo, di dura contestazione di un potere assurdo, iniquo, omologatore e affamatore.
       Non penso che l'Europa si salverà dal suo lungo sonno e dalla sparizione che inevitabilmente la attende per inconsistenza demografica e morale, ma le buone battaglie è sempre bene combatterle, quando vi è la possibilità di farlo, perché sono formatrici, temprano e possono risultare addirittura mitopoietiche. Non ne cambierà l'esito, ma ne accenderà la memoria. E quella ci servirà sempre, per ricrearci un futuro.

                      Piero Visani