mercoledì 22 marzo 2017

Apologo


       Un mondo di "buoni", ostili ad ogni forma di sopraffazione, violenza e ogni altra cosa che fosse contraria al diritto, era solito - nella pratica - mostrarsi un po' diverso che nella teoria. Non "stava bene", non si sentiva a proprio agio, aveva esigenze particolari da soddisfare, e allora andava in giro, rubacchiava qualcosa, rovinava vite altrui, consumava ricchezze altrui. In una parola, faceva sempre e solamente quello che voleva e - siccome era il più forte - non ne pagava mai il fio. La coscienza non gli rimordeva mai, perché diceva di averne una, ma non ne aveva alcuna. Vestiva con il "diritto" le sue peggiori porcherie. Le sue vittime, colpite abitualmente alle spalle, obiettavano: "ma perché mi fai questo? Cosa ho fatto per meritarmelo?" E la risposta era invariabilmente una sola: "non stavo bene, non ero in pace con me stesso".
       Per molto tempo, questa immane nequizie andò avanti, fino a che le vittime di questo comportamento osceno cominciarono a pensare che fosse giunta l'ora di reagire. Lo fecero malamente e con iniziative improvvide, e cominciarono ad essere ferocemente stroncati: "Questo è terrorismo! Non si reagisce così, è inurbano! Dovete combattere secondo le regole!". In tutto questo era implicito che, se avessero fatto così, sarebbero stati sicuramente sconfitti...
       Le vittime della folle ipocrisia occidentale, però, cominciarono ad interrogarsi sull'utilità - per loro - di combattere secondo le regole e si chiesero: "Ma dobbiamo combattere per perdere o per vincere?" E ancora: "se il mondo occidentale NON gradisce la nostra reazione, allora quella che non gradisce è di certo la reazione migliore!".
       Furono invitati a tacere, ma ormai era tardi, la macchina della riscossa e della vendetta si era messa in moto.
       Figli di culture guerriere, gli uomini non occidentali avrebbero potuto accettare qualsiasi tipo di guerra e di violenza, se portata loro di fronte. Quello che ripugnava loro in suprema misura, perché non era da uomini, era la sommatoria di ipocrisia più sodomia, le guerre trasformate in "operazioni di polizia internazionale", i combattenti nemici diventati sempre e comunque "terroristi", anche quando terroristi non lo erano affatto, ma erano solo patrioti.
      Ora si avvicina a grandi passi il tempo della legge del contrappasso: chi viveva tranquillo, nelle proprie povere case, senza che il mondo occidentale venisse a disturbarlo ed a rovinargli la vita, ha capito che, su scala planetaria, è tempo di una formidabile guerra asimmetrica, per prendersi l'inevitabile vendetta, giusta o meno che possa essere considerata.
       La loro coscienza è tranquilla, non hanno innescato il meccanismo. Nessuno intende dare loro ragione, ma hanno le loro ragioni, che sono le ragioni di tutti coloro che vengono fatti oggetto di atti di terribile ostilità, che tuttavia vengono negati nel momento stesso in cui si manifestano, mentre SOLO LE LORO LEGITTIME REAZIONI sono considerare violente, dimentichi che - come si diceva da bambini - "chi la fa l'aspetti!".
       Guardo a tutto questo con estremo distacco, succede ogni giorno con abominevole frequenza, e la colpa è sempre di chi reagisce, mai di chi colpisce. A breve, il problema delle colpe neppure si porrà più, ci saranno solo azioni e reazioni. Non a caso - credo - si legge da varie parti che molti privilegiati stanno pensando soprattutto a garantire la loro sicurezza personale, cercando lidi nascosti e sicuri. Fanno bene, se ci riusciranno.
       Nessuno però pensa che un mondo in cui è lecito colpire, ma non essere colpiti, è il più POLEMOGENO di tutti e conterrà solo infinito orrore, il naturale frutto delle giustizie a senso unico, del pensare di avere solo e sempre ragione, di considerare gli altri come oggetti.
       Auguri!

                       Piero Visani