mercoledì 8 marzo 2017

La guerra di tutti contro tutti

       Le nuove rivelazioni di Wikileaks sulle massicce attività spionistiche della CIA non direbbero e non dicono alcunché di nuovo sul fatto che il mondo è un luogo ad elevatissimo tasso di conflittualità, ma ci dovrebbero almeno servire ad evidenziare la terribile discrasia che esiste tra un "pensiero unico" e i suoi (falsi) valori, e la realtà, una realtà dove si procede solo per colpi bassi, dove si cercano informazioni dappertutto e su tutto. Il mondo della guerra di tutti contro tutti, dell'hobbesiano bellum omnium contra omnes.
       Mai come oggi, del resto, la "forma Stato" appare debole, delegittimata e in crisi, basta guardare a quanto sta accadendo negli Stati Uniti nelle varie lotte di potere tra le varie agenzie (non solo informative). Al tempo stesso, la fuga di notizie di cui si è resa protagonista Wikileaks lascia ipotizzare altresì legami tutt'altro che adamantini tra servizi segreti, aziende delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, centrali di spionaggio pubbliche e anche loro importanti contraltari privati, di cui al momento si sa ancora poco, per non dire pochissimo.
       Quello che mi diverte di più, tuttavia, è che il mondo, dietro le molto trite e ritrite parole d'ordine su pace, amore, giustizia, legalità e "volemose bene", è più che mai un'immonda cloaca, dove la perdita di potere della "forma Stato" in favore di oscuri potentati finanziari non fa che moltiplicare le occasioni di conflitto e di colpi bassi, e dove neppure si può essere più sicuri che anche agenzie formalmente pubbliche, come la CIA, non stiano in realtà combattendo le loro guerre private, al soldo di oscuri e talvolta indicibili padroni.
      La "guerra per bande" su scala planetaria è già cominciata da tempo. Pochi la vogliono vedere, altri preferiscono comprarsi l'ultimo modello di smartphone, probabilmente lieti di essere spiati meglio. Un mondo di voyeur, e di sciocchi e ingenui esibizionisti, ignari del fatto che l'informazione è tutto e che chi sa, può. A condizione che l'unico "Grande Fratello" di cui si preoccupi non sia quello trasmesso da Mediaset...

                             Piero Visani