mercoledì 19 luglio 2017

Combattimento di Reichenbach (22 maggio 1813)


       Dopo la disastrosa campagna di Russia, conclusa nei primi giorni di gennaio del 1813, Napoleone è costretto a fare fronte all'offensiva congiunta di tutti i suoi nemici coalizzati: Russia, Austria e Prussia.
       La "Grande Armée" ha bisogno di essere ricostruita in tutta fretta, arruolando le classi più giovani, spostando truppe francesi dalla penisola iberica, dove sono impegnate contro Wellington, e facendo ricorso ad ogni risorsa disponibile.
       La "Grande Armée" della primavera 1813, schierata in Germania, è una forza numericamente poderosa, ma formata da truppe giovani e inesperte, e soprattutto prive di un'adeguato contingente di cavalleria, in quanto la campagna di Russia ha provocato una drammatica moria di animali e le forniture di cavalli sono sempre più difficili da garantire, anche sostenendo spese elevatissime.
       Dopo le vittorie francesi di Lutzen e Bautzen, ottenute - oltre al genio strategico e tattico di Napoleone - anche grazie al formidabile slancio dei giovanissimi soldati francesi (detti "Marie-Louise" dal nome di Maria Luisa d'Austria, seconda moglie dell'Imperatore), ogni successo sul campo non riesce mai ad essere sfruttato fino in fondo a causa della grave carenza di cavalleria.
       A Reichenbach (22 maggio 1813), disponendo di un'ottima occasione per colpite pesantemente i russi, Napoleone è costretto ad impiegare più volte la Cavalleria della Guardia, composta da veterani e che può ancora disporre di buone monte.
       Le ripetute cariche dei Lancieri polacchi (qui ritratti) e olandesi della Guardia Imperiale garantiscono il successo francese nello scontro.
       Nel corso della battaglia viene colpito a morte il generale francese Géraud Duroc, Gran Maresciallo di Palazzo dell'Imperatore, fraterno amico del medesimo e titolare del delicatissimo incarico di procurargli pressoché quotidianamente compagnia femminile "generosa". Il rimbalzo di una palla di cannone (il cosiddetto "ricochet") gli sfonda praticamente lo stomaco, senza lasciargli scampo, ma a prezzo di un'agonia di dodici ore. Napoleone rimane molto scosso dalla perdita di quel fedele subordinato.

                             Piero Visani



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