sabato 12 agosto 2017

Consigli di lettura: "L'imperatrice creola"

      Sebbene scritto in forma talvolta immaginifica, ma sempre letterariamente molto convincente, L'imperatrice creola. Amori e destino di Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone, accurata biografia opera di Carolly Erickson (Mondadori, Milano 2003, 370 pp.), è un libro molto godibile e ricco di particolari, che mi sono casualmente riguardato in questi giorni.
        Mi ha sempre affascinato il personaggio di Joséphine, non tanto perché sposò Napoleone Buonaparte per evidenti ragioni di interesse, ma per comprendere come mai lui - soggetto poco o nulla fedele e parecchio affamato di sesso - abbia potuto amarla teneramente per tutta la vita, al punto da rimanere molto scosso quando ne apprese l'improvvisa scomparsa (1814).
       Da tutte le fonti - e anche dal libro della Erickson - emerge la personalità di una donna fascinosa ma al tempo stesso profittatrice, lucidamente consapevole del fatto che, per sopravvivere come vedova e madre di due figli ancora relativamente piccoli in un'epoca di sconvolgenti cambiamenti come quella della Rivoluzione francese, dove era stato ghigliottinato anche il suo primo marito, il visconte Alessandro di Beauharnais, ed ella aveva conosciuto il carcere, la cosa migliore per lei era fare riferimento costante al suo notevolissimo fascino, alle sue non minori capacità seduttive, in una parola al suo riconosciuto "pussy power", che fece cadere ai suoi piedi decine di uomini, incapaci di resisterle.
      Il giovane generale Buonaparte fu tra questi e nessuna biografia è davvero in grado di stabilire in via definitiva come lei riuscì a fare innamorare così profondamente di sé un uomo tanto complicato, duro, difficile. Da biografa, dunque da donna, la Erickson dedica pagine molto interessanti al clima di totale rilassatezza sessuale che si instaurò in Francia dopo la fine del tragico periodo del Terrore e come un'ansia di vita e una bramosia di sesso avessero finito per coinvolgere in un abbraccio fatale (e l'immagine non è necessariamente metaforica...) tutti coloro che, per un motivo o per l'altro, per almeno un anno avevano vissuto nel timore di cadere sotto le grinfie del furore giacobino dei Robespierre e dei Saint-Just.
       Il passaggio ad una fase politica nuova - nota acutamente la Erickson - venne salutato anche con una molteplicità di accoppiamenti, talvolta pure orgiastici, che fecero sentire a tutti, molto nitidamente, che dopo aver sfiorato la morte era possibile "vivere di più", per ripagarsi delle troppe paure provate. Il timido e rozzo generale Buonaparte non fu certo partecipe di quegli eccessi, ma fu facile preda delle eccellenti e più che sperimentate arti seduttive di Madame de Beauharnais. Nessuna biografia ci dice quale vantaggio personalmente ne trasse il futuro imperatore, né ci spiega se la sua consorte fu la causa dell'aumento esponenziale degli appetiti sessuali di lui, ma certo Napoleone le serbò sempre la massima affezione. Non propriamente quella che si riserva ad una "nave scuola", ma quella che un soggetto meno esperto riserva alla propria maitresse, a colei che gli ha fatto scoprire mondi nuovi, senza peraltro garantirgli (come del resto lui non garantì a lei) una qualche forma di stucchevole fedeltà fisica. Le fu fedele in termini di passione, di riconoscimento di un primato su tutte le altre donne della sua vita e Joséphine, in svariate occasioni, diede prova di averlo pienamente compreso. Gli amori veri superano agevolmente le stracche convenzioni borghesi.

                        Piero Visani



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