lunedì 18 dicembre 2017

In gran segreto

       Le classi dirigenti italiane non si smentiscono mai: fanno tutto in gran segreto. Fuggono in gran segreto (non prima di aver preso le opportune precauzioni affinché la loro fuga possa risultare sicura); ritornano in gran segreto. La loro non visibilità è corretta, in quanto conforme alla loro statura etica e politica (nel caso di specie, anche fisica...).
       Lo zio di mia moglie, Roberto Botta, capitano degli Alpini in Jugoslavia, monarchico convinto, il 9 settembre 1943 cercò di impedire ai tedeschi, in base all'ordine del governo Badoglio di "respingere gli attacchi, da qualunque parte provenissero", di impossessarsi delle attrezzature radio del suo reparto. Venne ucciso a freddo, perché opporsi a quello che vuole il Reich (sia esso il Secondo, il Terzo o il Quarto), gli italiani lo pagano spesso con la vita... Molti anni dopo, gli dedicarono una caserma e mio suocero si batté a lungo per impedire una farsa di tale portata; invano.
       Oggi alle vecchie farse se ne aggiungono di nuove, sempre in gran segreto, perché la statura del potere, in Italia, è un po' più bassa della Fossa delle Marianne. Lo zio di mia moglie è morto, dopo aver lasciato una sposa giovanissima e una figlia mai conosciuta. L'onore è salvo (o quasi...) e possiamo vivere felici e contenti. Se ci siamo riusciti, a suo tempo, a vivere... Soggetti francamente impresentabili si aggiungono alla lunga lista dei "Padri della Patria" e chi scrive sente ancora più forte l'anelito ad essere apolide e orfano.

                             Piero Visani



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